Recensione L’isola dei senza memoria di Yoko Ogawa

Cos’è la memoria e perché è così importante? Una domanda tanto ingenua quanto complessa, che prende vita nel delicato romanzo edito da Il Saggiatore nella traduzione di Laura Testaverde.

TRAMA DE L’ISOLA DEI SENZA MEMORIA

In un tempo non precisato, su un’isola senza nome l’intera popolazione progressivamente smette di ricordare. Come per un’inspiegabile epidemia della memoria, sparisce l’idea di qualcosa, quindi sparisce la cosa stessa. Un giorno dopo l’altro, l’epidemia colpisce tutto e tutti. Nottetempo un guizzo inatteso, e gli uccelli è come se non esistessero più: cancellati dalla mente, vibrano nell’aria come meteore senza senso. Che cos’erano le fotografie e i francobolli, cosa i frutti del bosco e le caramelle? Che cos’era il suono del carillon, cosa il profumo delle rose? Dimenticati, i fiori vengono gettati nel fiume, per sbarazzarsi di ciò che è inutile oramai. Gli abitanti dell’isola non ricordano più la funzione di gambe e braccia, non sanno più muoversi.

Gli abitanti dell’isola bruciano i libri su un rogo per disfarsi di quegli oggetti di carta che nessuno è in grado di usare. La Polizia Segreta vigila sull’oblio collettivo, perseguitando chi, per cause misteriose, non riesce a dimenticare. Vigila e perseguita chi dei libri vorrebbe ancora servirsi, come un’autrice e il suo editore, impegnati a difendere la memoria attraverso la narrazione scritta, ultimo baluardo contro la cancellazione della coscienza.

RECENSIONE DE L’ISOLA SENZA MEMORIA

L’isola dei senza memoria è un distopico mentale, intimista, che affronta il totalitarismo attraverso la lenta sottrazione di ogni elemento. Cose, persone e ricordi spariscono, improvvisamente e senza un ordine preciso.

l’aspetto della camera era cambiato: i segni della presenza di mio padre, che vi avevo gelosamente custodito, erano del tutto scomparsi, sostiuiti da un vuoto incolmabile.

Nulla può sfuggire alla condanna dell’oblio. E quando qualcosa scompare interviene la Polizia Segreta, che con perizia e fredda crudeltà, cancella ogni traccia di ciò che si è perso. Foto, ricordi, segni sul muro, qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente rievocare il ricordo della scomparsa. La Polizia Segreta veglia sull’isola, silenziosa e efficiente come solo i servizi segreti sanno essere. Arresta, e uccide chi ricorda, e aiuta il resto della popolazione a scivolare nel nulla a cui è destinata.

La protagonista della storia è una scrittrice, una donna che tenta di conservare i ricordi imprimendoli sulle pagine. La sua voce, calma e quasi rassicurante, contrasta con l’orrore del nulla. Racconta di come ogni elemento del mondo, dell’isola, stia scomparendo. Scopre la logica con cui realtà e finzione svaniscono a velocità differenti e si immerge in lunghi momenti di solitudine interiore, di confronto con la volontà di non perdersi nell’oblio che sta cancellando ogni cosa.

Nell’Isola dei senza memoria di Yoko Ogawa la dimenticanza si fa regime totalitario, sistema di sorveglianza, come nelle migliori distopie e nelle peggiori deviazioni del reale. Una narrazione intima, angosciante e che tiene sempre alto il livello ti tensione durante la lettura. Una storia sul potere della memoria e sulla la perdita della nostra identità. Una metafora della vita, che fa del lasciare una traccia l’unico scopo dell’esistenza umana

Yoko Ogawa scrive un romanzo delicato e impossibile, affronta il futuro attraverso la perdita del passato. Da un nuovo senso all’alienazione e lo fa con tutti i non detti e le accettazioni tipiche della scrittura giapponese. Non ci sono eccessi o picchi improvvisi, tutto è lineare, come una lunga salita verso l’apice di un precipizio.

Consigliato.

A presto

Delos

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