Si sta molto parlando dell’uscita su Netflix del film “Il Mondo dietro di Te“, ma forse non tutti sanno che è la trasposizione di un libro altrettanto interessante, scritto da Rumaan Alam ed edito da La Nave di Teseo. Proviamo a capire di cosa parla e soprattutto se ci sono differenze tra la pellicola e il romanzo, visto che sono molti i dubbi lasciati dalla visione.
Il Mondo Dietro di Te: la trama del film
La trama del film “Il mondo dietro di Te” visto su Netflix, ci racconta la storia di una famiglia che aveva semplicemente deciso di prendersi un week end di vacanza in una casa presa in affitto, ma che viene coinvolta, suo malgrado, in una escalation di situazioni che sembrano portare a pensare a una imminente fine del mondo.
Prima l’assenza di segnale internet, poi la mancanza di televisione e corrente, per non parlare di alcune situazioni decisamente fuori dalla norma che messe tutte insieme, cominciano a creare un quadro allarmante di ciò che succede loro intorno.
Ad aggravare la situazione, l’arrivo dei proprietari di casa in piena notte, in cerca di riparo proprio per il blackout avvenuto in città (e nel resto del paese). Questa presenza, crea quindi ulteriore dinamiche che rivelano un problema ulteriore: le difficoltà umane nell’accettarsi, fidarsi e aiutarsi a vicenda.
Le differenze con il libro
Le differenze con il libro sono in effetti notevoli, tanto da far pensare alla storia in due modi completamente diversi da parte del fruitore.
Se in comune c’è l’ambiguità di questo blackout generale, che non viene mai spiegato fino in fondo, lasciando lo spettatore con il dubbio se possa essere davvero qualcosa di globale e devastante, o un qualcosa di più contenuto e circoscritto, dall’altra nel romanzo il focus è soprattutto su queste famiglie che devono necessariamente convivere e aiutarsi a vicenda.
Alam, oltre a descrivere dettagliatamente e in maniera molto evocativa la natura e il paesaggio circostante, si perde moltissimo nella descrizione emotiva e umana dei singoli personaggi, dandone un quadro molto approfondito.
Nel film viene spontaneo vedere tutto come una sorta di pre-apocalisse, visto che tutti i segnali che ci vengono forniti spostano attenzione più sulla drammaticità degli eventi a cui si sta assistendo, che non sui rapporti tra le persone e le famiglie (presenti, ma non in maniera approfondita e specifica come nel libro).
Se il romanzo si potrebbe dire, è una sorta di dramma familiare, dove si sviscerano le difficoltà di approccio e di fiducia tra le persone (anche quelle che si conoscono meglio), e dove ciò che accade intorno è una “molla” che serve proprio a esplorare meglio queste sensazioni, nel film accade piuttosto il contrario: i rapporti umani a un certo punto vengono forzatamente messi in secondo piano proprio in virtù del pericolo incombente sempre più presente e vivo.
Una logline del romanzo potrebbe essere scritta come: “Due famiglie si ritrovano intrappolate insieme durante un blackout, e devono imparare a fidarsi l’una dell’altra per sopravvivere.”. Mentre ben diversa è l’impostazione del Film.
L’importanza dei “Cervi”
Un’altra delle grandi differenze tra film e libro, è l’importanza della natura (che troviamo entrare in scena non solo nella casa vacanze, ma in tutto il resto del territorio). Nel film ci ritroviamo questi “cervi” in una maniera spesso piuttosto bizzarra, quasi figure consapevoli che si animano misteriosamente.
In verità, si cela probabilmente una sorta di metafora, che nel libro assume contorni forse più chiari (e differenti). Nella prima parte del libro, questi cervi entrano nel campo visivo delle persone, come un qualcosa di piacevole e armonico. Una celebrazione della presenza della natura, che aiuta anche la felicità gli esseri umani quando riescono a entrare in sintonia con essa.
Dal momento in cui le cose cominciano a peggiorare, invece, i cervi cominciano a raggrupparsi tra di loro e entrare in maniera sempre più invasiva negli spazi occupati fino a prima solo dagli esseri umani. Diventa così un messaggio decisamente più minaccioso per le famiglie, significando in effetti una sorta di ribellione della natura.
Nella parte finale del libro, però, c’è la risposta definitiva al quesito, con i cervi che tornano protagonisti, in positivo. Li si vede di nuovo passare più tranquilli in spiaggia, come a dire che, a prescindere da quanto sia stata grande la paura e la difficoltà, la natura alla fine sopravvive sempre e c’è comunque la possibilità di andare avanti.
A ben pensare, il messaggio conclusivo del libro è letteralmente all’antitesi con quello, decisamente più ambiguo, offerto dalla pellicola.
SPOILER: la differenza dei finali.
Una delle situazioni che più a “disturbato” i fruitori del film, è proprio il finale.Posto che a me è piaciuto, proprio perchè almeno chiude il cerchio della storia della bambina, lasciando comunque intravedere il possibile proseguire anche del filone drammatico principale.
Come detto, però, il punto centrale è un altro. Nel finale del libro, le due famiglie si ritrovano sulla spiaggia a osservare il sorgere del sole, con il blackout ormai alle spalle e, nonostante i tanti dubbi sul futuro dopo quelle vicende, anche la consapevolezza di una crescita umana notevole, tanto da poter affrontare tutto quanto e mantenere la speranza del futuro.
Nel film, la direzione intrapresa è l’esatto opposto. La bambina, di fatto, è l’unica a trovare la “soluzione” al suo problema principale, guardare il finale di Friends. Tutto il resto, invece, ha ormai preso la piega dell’apocalisse, tanto che il trovare il bunker vuoto ma pronto a contenere proprio le due famiglie, lascia pensare a un futuro in cui sarà quella la location in cui sopravvivere.
Una sopravvivenza che passa per una certa dose di egoismo, a cui anche i personaggi più “buoni” si devono adattare (lo si era visto quando aveva abbandonato la signora ispanica ai suoi problemi, così come quando si dicono subito che dovranno andare al bunker per prenderne possesso, in un modo o nell’altro visto che non avevano ancora idea fosse realmente vuoto).
Insomma il libro mi lascia con un messaggio di forte speranza, il film con quel “disturbo” di cui era pervaso, volontariamente. Due strade diverse per una storia comune, entrambe legittime e ben fatte, ma stranamente contrapposte.