Recensione Ragnarok

Ragnarok è una serie televisiva danese-norvegese ideata da Adam Price e disponibile su Netflix. Un’eco-distopia in chiave fantasy, che porta sulla Terra gli antichi dei norreni a difesa dell’ambiente devastato dall’inquinamento.

Trama

Turid e i suoi due figli Magne, il maggiore, e Laurits, il minore, in seguito alla morte del marito e padre tornano a Edda, cittadina norvegese tra le più inquinate del paese. La Jutul Industries, una multinazionale molto potente e che da lavoro a tutti gli abitanti del fiordo, inquina da decenni senza che nessuno abbia mai fatto nulla per fermarli.

Magne, dopo aver perso la sua migliore amica, decide di intervenire. Col tempo capisce di aver risvegliato i poteri del dio Thor e impara a farne uso per fronteggiare l’insidiosa minaccia dei giganti, responsabili della distruzione dell’ecosistema.

Recensione di Ragnarok

Ambientata a Edda, l’ultima cittadina della Norvegia ad aver abbandonato l’antico culto degli dei norreni in favore del Cristianesimo, la serie ci presenta subito i personaggi principali e il tema portante legato al disastro ecologico.

Magne è un ragazzo mite, impacciato e con un forte senso di giustizia e di lealtà. Tornato assieme alla madre e al fratello Laurits a Edna scopre quasi subito di avere delle capacità uniche. Improvvisamente inizia a percepire il mutare del tempo atmosferico, sviluppa una forza fuori dal comune e la sua vista migliora fino a non aver più bisogno degli occhiali. Abilità che Magnus non rivela a nessuno e che testa di nascosto nella foresta vicino alla città.

Nel frattempo la città inizia a perdere il pacifico equilibrio che l’ha tenuta in piedi fino a quel momento. Dopo mille incertezze, qualche momento di paura e grazie alla determinazione di Magne, le autorità scoprono che le industrie Jutul sono responsabili dell’inquinamento che sta facendo morire i pesci e che ha reso velenosa l’acqua potabile.

A quel punto ogni equilibrio va in frantumi, la lotta tra Thor e i Giganti si fa violenta e nuovi poteri ancestrali riemergono dal passato per aiutare le fazioni rivali.

Attraverso un teen-drama, perché alla fine è questo il target narrativo, Ragnarok riesce a gestire alcune tematiche molto importanti e lo fa attraverso una narrazione onesta, senza inutili pontificazioni o buonismi all’americana.

La distruzione dell’ecosistema a causa dell’inquinamento e degli intrichi economici è il tema portante, quello che da il via alla vicenda. Attraverso gli occhi di Magne e dei suoi amici viviamo il bisogno di salvare il mondo in cui viviamo perché noi, a differenza dei Giganti, non siamo immortali. Se muore la Terra, noi moriamo con lei.

Attraverso la metafora dell’avvento degli dei norreni, Raganrok ci mostra quanto poco gli umani facciano per superare i problemi. Attendere sempre che qualcuno dall’alto scenda in nostro aiuto non funziona, se vogliamo risolvere i problemi e cambiare il mondo dobbiamo avere il coraggio di metterci in gioco. Noi siamo il motore del cambiamento.

E questo è un punto fermo di Magne, lui si espone in prima persona per combattere il male e pretendere giustizia, ma è anche un concetto che emerge forte nel finale della serie, quando tutti i tasselli vanno al loro posto e ogni dettaglio viene illuminato da una nuova luce.

La gestione delle difficoltà è un altro dei temi che la serie affronta. Ogni personaggio ha dei limiti, delle diversità o dei traumi. Ognuno ha le proprie fragilità, ma nessuno si sente escluso. Nessuno viene giudicato per la propria sessualità, per le difficoltà di apprendimento o per la differenza sociale. Le interazioni passano attraverso una gestione della normalità che rende quasi desueto il termine inclusività. I personaggi interagiscono in base al rapporto che li lega e non per rinfacciarsi di ciò che li “diversifica”. Un bel modo per dare un colpo di scopa alla ghettizzazione del diverso, alla paura di gestire tematiche LGBT+ o all’integrazione di culture e esperienze differenti. Tutto viene gestito con la stessa semplicità con cui si dovrebbe guardare alla vita, non servono guanti di velluto, spiegazioni o eroi a difesa degli oppressi. Nessuno lotta per giustificare sé stesso dalla critica sociale.

I personaggi principali della storia mutano, si evolvono e scoprono gli alti e i bassi della vita. Emozioni e tradimenti seguono la storia fino alla conclusione della serie, senza scivolare nei problemi che spesso si notano nelle produzioni che hanno avuto molto successo e che per far soldi allungano il bordo togliendogli sapore.

Raganork si conclude con la terza stagione, con un finale che probabilmente era già stato definito fin dall’inizio e che ha determinato ogni scelta stilistica e di sceneggiatura della serie.

Ho apprezzato la serie, la sua unicità e il modo in cui viene narrata. Non è perfetta, ma è sicuramente molto buona e figlia di un progetto nato con professionalità.

A presto.

Delos

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