IFD: Lavoro o maternità?

Buongiorno amici Distopici.

Lo so, questo titolo non è molto chiaro, quindi vi spiego subito di cosa si tratta senza troppi preamboli.

IFD= IL FATTO DISTOPICO

Trattasi di una nuova rubrica, anche se il progetto risale quasi agli albori del sito. Sì perché, quando fondai Leggere Distopico, uno dei miei obbiettivi era quello di sottolineare la Distopia che è già parte della nostra società.

Inauguriamo quindi con questo articolo una rubrica che ci auguriamo possa aiutarvi ad aprire gli occhi per guardare il mondo in maniera diversa, ovvero per ciò che è e non per come appare.

Nel gruppo spesso condivideremo delle NEWS volanti, mentre qui approfondiremo le notizie più sconcertanti.

Lavoro o maternità?

Se pensate che mi riferisco a giovani donne in procinto di decidere se dedicarsi alla carriera o alla famiglia, vi sbagliate di grosso e ora vi spiego il perché.

In India, più precisamente a Beed, città indiana nello stato del Maharashtra, è estremamente faticoso e sconfortante lavorare come raccoglitore di canna da zucchero. Per le donne lavorare alla mietitura, tra ottobre e marzo, significa svegliarsi alle 4 del mattino e affrontare più di 12 ore di lavoro sotto il sole cocente (e senza assicurazione sanitaria) in condizioni disagiate, per un guadagno che non supera le 450 euro per l’intera stagione. Per ogni giorno di assenza, che sia per motivi di salute o altro non importa, è prevista una multa che, se paragonata al guadagno, spingerebbe il lavoratore a presentarsi persino con una gamba rotta.

Se le condizioni di lavoro sono queste, secondo voi come affrontano il lavoro le donne durante il ciclo mestruale?

Come denunciato dalla ONG Tathapi sul quotidiano locale First Post, sarebbero circa 4500 le donne lavoratrici nel corso degli ultimi tre anni, “spinte” dal datore di lavoro a rimuovere l’utero per poter lavorare senza interruzioni e non rallentare la raccolta.

Un ulteriore affronto da sommare alle discriminazioni di genere tradotte sia in termini di salario sia in molestie sessuali.

Ma aspettate a storcere il naso perché c’è di più… come sempre.

Come spiegato da Le Figaro (il quotidiano francese più longevo fra quelli ancora in pubblicazione), il numero delle isterectomie nello stato del Maharashtra ha raggiunto numeri tragici e preoccupanti che hanno portato l’ONG ad allertare le autorità. E dietro a questi numeri agghiaccianti ci sarebbe un sodalizio nato tra i datori di lavoro e i medici, che forti della loro posizione di esperti consigliano l’operazione spaventando le donne mettendole in guardia sul rischio di cancro cervicale. Tutto questo solo per spingere le donne ad accettare la procedura (da svolgersi in una clinica privata) e intascare così per l’intervento molto più del guadagno di una stagione di mietitura.

Ovviamente la maggior parte dei datori di lavoro nega le accuse sostenendo che siano le donne stesse a volersi operare per non perdere giorni di lavoro.

Quindi ora vi chiedo… non è forse un mondo Distopico quello in cui una donna è costretta a rinunciare ad avere figli per poter sopravvivere?

Liliana

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