RECENSIONE: “Corpo vitreo” di Valerio Dalla Ragione

Trama:

Capitale del regno danese. Stato sociale, biciclette, automobili elettriche – e qualcosa mi dice che non sono sobrio. Nemmeno lo è il ricercato che sta guidando questa macchina rubata, ma non ha molta importanza: non so se siano milioni di occhi nascosti, o forse il mio semplice timore di essere osservato. Qualcuno mi parla di nuove religioni nei cantieri della metro, di intelligenze artificiali e polizia violenta sulle nostre tracce, ma a pensarci un attimo è poco o niente, nell’assurdo di questa notte di cui non riesco ancora a immaginare la fine.

Recensione:

Salve amici distopici! Oggi vi parlo di un romanzo che ha messo a dura prova le mie sinapsi, sono solita cerca libri fuori dagli schemi e stavolta ho trovato davvero pane per i miei denti.
Oggetto del commento è “Corpo vitreo” di Valerio Dalla Ragione, edito Elison Publishing.
Il “fulcro” dello stesso è lo sciorinamento delle vicende di un indiziato a seguito di un omicidio avvenuto sullo sfondo di una Copenaghen alterata da una radicale autorità politico-esistenziale.
Zero preamboli, ci troviamo già nel bel mezzo dello svolgimento. Il protagonista è incostante, ma comunque razionale a modo suo. Tanti sono i pensieri e le riflessioni che gli affollano la mente e anche noi ci troviamo a barcamenarci in questo tour-de-force all’insegna della paranoia.

Essere demòni sotto una veste di ingenuità, solo un’altra risorsa per ottenere vantaggio competitivo. Ritagliarsi margini di potere attraverso l’illusione della debolezza, rosicchiare piano piano la solidità dei rapporti umani con l’arte della passività, del vittimismo, del soggiogamento.


L’autore ci lancia a briglia sciolta dietro a questa psichedelica caccia all’uomo, come il protagonista anche noi sentiamo il fiato sul collo, eppure, metaforicamente parlando, come il “corpo vitreo” del titolo, lo percepiamo in maniera impersonale come se assistessimo a ciò attraverso il vetro trasparente di una finestra.
Un resoconto apparentemente caratterizzato da una freddezza di fondo che mette in risalto il lato “borderline” del racconto. Un romanzo breve più vicino al techno-thriller con sfumature sci-fi che non alla distopia pura dove, in questo preciso contesto, realismo e perturbante – al limite del visionario – si fondono e si confondono a vicenda; espediente che l’autore adopera per svelare il marcio di una metropoli anti-utopica tanto tecnologicamente avanzata quanto in decadenza per quanto riguarda lo spettro delle emozioni e storture di stampo sociale.

[…] qualcosa sta attraversando in furia la rete neurale di questa città, forse tante cose , snodandosi attraverso reti pubbliche e private, server di negozi di biciclette, in torsioni impossibili a dirsi, darwinismo accelerato e mutazioni criptogenetiche, in lotte e baraonde, […].


Una scrittura delirante e corrosiva che mi ha molto ricordato quella di Burroughs, il tutto appare ambiguo e dai contorni poco nitidi, ma è voluto. La brevità non gioca molto a suo vantaggio perché è difficile riuscire a seguirne il filo conduttore, proprio per la sua apparente illogicità, e data la scelta di un’ambientazione così particolare era necessaria una maggiore accortezza e qualche dettaglio in più per dare meglio l’idea del luogo in cui agiscono i personaggi.
Non riesco a decidermi se mi sia piaciuto o meno, ma non posso negarvi che c’è un po’ troppo ermetismo per i miei gusti e non sempre il ritmo della narrazione risulta armonico. Tuttavia è lodevole la padronanza della lingua italiana, carica di enfasi retorica, usata per trasmettere questo senso di spaesamento.
Un libro non per tutti, adatto a quegli amanti della lettura che cercano di superare la propria “zona confort” aspirando a qualcosa di fresco e sperimentale con cui potersi confrontare.

Elisa R

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