Recensione: “La città del drago” di Anna Mantovani.

La città del drago di [Anna Mantovani]

TRAMA

Dopo aver salvato Cain dall’annegamento, Sophie ha contratto la peste di drago e il suo destino sembra segnato, finché non viene salvata da un drago, sviluppando con lui un legame più forte dell’amore o della famiglia.
Nel frattempo, Erik è bloccato in un lavoro in cui non crede più e cerca di tenere insieme i pezzi della sua famiglia. Quando Kathleen ascende rapidamente al potere, i due protagonisti dovranno trovare il proprio posto in un mondo in continua evoluzione, e si troveranno ancora una volta in schieramenti opposti. Antichi nemici e nuovi avversari si scontreranno ancora una volta per determinare il destino di Europa.

RECENSIONE

La città del drago” è il seguito de “La piaga del drago” (di cui potete trovare la recensione a questo link). La storia riparte da dove si era interrotta con il primo romanzo, non c’è uno stacco temporale sufficiente a rimescolare le carte in tavola, i personaggi e le dinamiche sono le stesse che abbiamo conosciuto nel primo romanzo.

Europa vive una nuova fioritura. Il popolo è libero dalla paura, il razionamento alimentare è terminato e anche gli infetti iniziano a sperare di poter tornare alle vite che avevano abbandonato dopo essere stati contagiati. Attraverso il punto di vista di Sophie e di Erik, Anna Mantovani ci mostra i due lati della stessa medaglia, le luci e le ombre che attraversano le vite dei protagonisti e di coloro che li circondano.

A differenza del primo romanzo, che aveva una chiave narrativa più action, questo accarezza le spire della politica e del complotto. Ogni parola ha una sfumatura di menzogna, i sorrisi sono maschere dietro cui nascondere le vere intenzioni e le prese di posizione dei personaggi sembrano fluttuare sulle ali del doppiogioco.

Anna Mantovani ha uno stile narrativo pulito, pudico e molto corretto. In due romanzi non ha mai inserito parolacce (non mi sono messo a ripassare ogni dialogo ma se ci sono sono veramente pochissime) e l’unica scena di sesso si sviluppa in tre righe senza bisogno di dover scendere nei particolari. Ogni azione, anche la più cattiva, raccontata attraverso un manto di autocensura che ne elimina la truculenza o la violenza.

Anna racconta senza esagerare, mostra senza indulgere sul dettaglio.

Purtroppo, e lo dico sinceramente, odio Sophie con tutte le mie forze. Non posso spiegarvi il motivo per non fare spoiler, leggendo questo secondo romanzo capirete da soli la mia ostilità nei suoi confronti. Comprendo la necessità narrativa di far cadere un personaggio per dargli la possibilità di rialzarsi ma, nel caso di Sophie, la sua caduta ha creato… no, non vado oltre, scopritelo da soli.

In conclusione, devo dire che questo romanzo mi è piaciuto un po’ meno del primo, non tanto per la storia ma per le aspettative che mi ero creato. Nonostante non manchino i colpi di scena, che a essere onesti sono anche più numerosi che nel primo libro, non sono riusciti a stupirmi come avrei voluto. Ovviamente è un’opinione personale e forse è dovuta al merito di Anna di essere riuscita a coinvolgermi nella storia, ma dopo il finale del primo l’asticella era alta.

Detto questo devo anche dire, e sottolineare, che per essere un auto-prodotto il testo ha una qualità decisamente alta. A prescindere dal gusto personale, Anna Mantovani è brava.

Aspetto i vostri commenti.

A presto.

Delos

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