Recensione di “Red Clocks” di L. Zumas

Trama:


Il romanzo , ambientato in una cittadina sulla costa pacifica degli Stati Uniti, nello Stato dell’Oregon, segue le vicende di una serie di donne che si confrontano con problematiche e regole restrittive legate alla procreazione e alla criminalizzazione dell’aborto. L’ambientazione è in un futuro prossimo ma non vengono mai offerti riferimenti cronologici precisi, per creare, è lecito ipotizzarlo, un’atmosfera di oppressione incombente e di progressiva erosione delle libertà personali, di movimento, di scelta e determinazione.


Un’insegnante di liceo, una casalinga moglie di un collega della professoressa, una donna che vive nella foresta (l’Oregon è famoso per la bellezza dei suoi boschi), usa rimedi naturali e per questo è considerata una strega, madre naturale della studentessa di liceo, allieva della professoressa, che resta incinta ed è disposta a tutto pur d’interrompere la gravidanza. Un altro personaggio, le cui vicende si alternano in brevi capitoli con quelle delle altre protagoniste, è l’oggetto della ricerca della professoressa, una biologa e esploratrice dei ghiacci polari di cui studia la struttura, vissuta nell’Ottocento, sulla quale la docente sta scrivendo un libro.
La narrazione, lineare e nitida, segue le azioni e interazioni di queste donne alle prese non solo con i numerosi problemi della quotidianità ma, è bene ripeterlo, soprattutto con la criminalizzazione dell’aborto e delle pratiche dell’inseminazione in vitro.

La professoressa, Roberto detta Ro, non riesce a ottenere una gravidanza negli ultimi giorni prima della sospensione delle pratiche d’inseminazione artificiale per decreto federale né riesce a trovare la forza di chiedere alla sua studentessa di portare a termine la gravidanza e di permetterle di adottare il neonato. Finisce anzi per accompagnare la ragazzina – a sua volta reduce da un rischiosissimo e infruttuoso viaggio in Canada per ottenere un aborto ‘legale’ – in una clinica clandestina.
La ‘strega’ viene processata e assolta per un falso procurato aborto, processo farsa che però svela un caso di violenza domestica aggravata del preside della scuola ai danni della moglie, personaggio periferico ma dolente e ‘palpitante’ al pari di tutti gli altri. La moglie del collega di Ro trova il coraggio di lasciare il marito e uscire da un matrimonio infelice e privo di slanci mentre la ragazzina entra nell’ambita accademia di Matematica cui teneva tanto mentre la professoressa e biografa è lasciata al suo libro da terminare e alla possibilità di diventare essa stessa preside della propria scuola.

RECENSIONE:


L’autrice svolge una profonda e accuratissima analisi psicologica dei suoi personaggi descrivendone emozioni e frustrazioni, paure e vittorie attraverso una serie di piccoli significativi eventi quotidiani e dettagli psicologici interconnessi in un microcosmo assai ben delineato e realistico: una piccola cittadina della grande, apparente immobile e pacifica provincia americana.

I Worked at Planned Parenthood for almost twenty years. Until the day they shut it down


Rivalità, tensioni, odi, incomprensioni, mancanza di comunicazione e di affetto, segreti e frustrazioni sono rappresentate attraverso la quotidianità mentre dall’alto, da di fuori, imminenti e minacciose arrivano leggi e regolamenti che cristallizzano paure e tabù, ostilità e pregiudizi di un microcosmo opprimente e spietato. Le leggi regolamentano, puniscono, demonizzano, criminalizzano vite già provate dalle asprezze dell’esistenza.
Tutto ciò costituisce la distopia nel romanzo, l’incombere minaccioso di un altrove autoritario e opprimente che si fa strada nel tessuto familiare e rassicurante dell’adesso e del qui.

Ijust want it out of my body. I want stop being infiltrated. God, please get this out my body. Make this stop


Nell’ambito di opere che a vario titolo e con modalità diverse si richiamano al tipo di distopia introdotta nel mainstream culturale nordamericano dai libri di Margaret Atwood (si veda la nostra recensione del romanzo Future Home of the Living God) Red Clocks si pone come un prodotto di eccezionale fattura, attento sì alla critica femminista e ai temi più attuali dei Cultural Studies nordamericani, ma soprattutto ben riuscito a livello narrativo e di creazione di un mondo distopico e presente, infelice ma non privo di ironia e speranza, tutti connotati dell’America di oggi con le sue contraddizioni e la sua innegabile e ricca vitalità.

Il libro l’ho letto in lingua originale, ma lo potete trovare in italiano pubblicato da Bompiani e tradotto da Milena Zemira Ciccimarra.

Roberto Risso





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