Recensione L’altra metà del sogno di Debora Donadel

Un mondo spaccato in due, uomini da una parte, donne dall’altra. Saranno in grado Yuri e Sarah di superare l’abisso e costruire un nuovo futuro?

Una catastrofe ha spaccato il pianeta in due. In una metà, i maschi hanno ridotto le femmine a meri oggetti sessuali, nell’altra le donne hanno relegato gli uomini al ruolo di semplici “animali” da fatica.

All’oscuro l’uno dell’altra, Yuri e Sarah vivono con difficoltà e inquietudine, incapaci d’integrarsi nei propri mondi così diametralmente opposti eppure specularmente fratelli.

Qualcosa li spinge a mettersi in gioco, rischiando tutto nel tentativo di conquistare un futuro libero e inclusivo.

RECENSIONE

Il racconto alterna le vicende di Yuri e di Sarah in un mondo rigidamente diviso in due: da una parte gli uomini e dall’altra e le donne. Soluzione estrema al desiderio smodato di dominio degli uomini e alle rivendicazioni femminili. Ma è una soluzione che impone e contrappone due modelli di società ugualmente e simmetricamente impietose e disumane.


Yuri vive nel collegio insieme ai suoi compagni maschi. Vengono sistematicamente curati dai sogni che sono considerati pericolosi, ed educati a essere maschi, a dominare le donne, a sviluppare le proprie capacità procreative. Ma Yuri percepisce confusamente di essere diverso. Il professor Donati si offre di aiutarlo e gli fornisce delle immagini proibite che dovrebbero facilitare la pratica dell’autoerotismo e quindi della produzione di sperma per l’inseminazione.


Inaspettatamente Yuri viene selezionato, unico in tutta la scuola, come generatore Y, l’élite della società che ha libero accesso alle donne e delle quali può disporre a suo piacimento. Da quel momento viene trattato con deferenza a con invidia dai suoi compagni, ma anche da professori e personale. Lui è un Y, lui è il futuro.


Accede come suo diritto alla Banca delle Donne, dove gli esseri femminili sono segregati e divisi per età, esposti alla sua libera scelta del generatore Y.


Nell’altro mondo, quello femminile, Sarah lavora per la Freeda Corporation, la più grande azienda del paese. E deve comprare un assistente (maschio). Lo sceglie da un catalogo come un qualsiasi oggetto e l’indomani Javier le viene recapitato a casa.
Sarah è singola e ha un domestico (maschio) in casa, Sorius, e un’amica Jasmine che tutti scambiano per la sua amante.


Arriva dunque l’assistente e Sarah crede di riconoscere in lui il fratello gemello.


Nel frattempo Yury sospetta di essere gay e di condividere questa condizione con il professor Donato. Cominciano a cercare gli inadeguati nascosti, i sognatori, i gay e i male–assegnati, per creare una rete di ribelli.
Sarah cerca di scoprire il passato di Javier per verificare il suo sospetto .


Nel frattempo Yuri incontra Eva, la generatrice che gli è stata assegnata. Lei gli rivela che esiste un’isola dove si rifugiano quelli che fuggono da quella condizione assurda.
Yuri ed Eva con Donati tentano di liberare le povere ragazze segregate nella Banca delle Donne. Ma nel corso del tentativo di liberazione delle donne muore il professor Donati e Yuri si salva solo perche compaiono improvvisamente dei ribelli ad armi spianate. Fuggono verso l’isola

.
Al contempo Sarah, Javier e l’amica Jasmine partono anch’esse in cerca dell’isola. Il loro viaggio si ferma in Groenlandia dove vengono accolte dal popolo degli Inuit che è l’unico rimasto estraneo alla divisione in due del mondo. E lì si fermano e incontrano proprio il gruppo di Yuri. Nel finale i due gruppi provano una familiarità che non avevano mai conosciuto prima e che sembra foriera di un profondo cambiamento.


Come sempre i racconti della collana Dystopica di Delos Digital funzionano insieme catturando e inquietando il lettore.
Qui Debora Donadel getta coraggiosamente lo sguardo nelle due prospettive, quella maschile abbandonata senza limiti al suo sogno di predominio, e quella femminile impostata su una affermazione come ribaltamento simmetrico della stessa forma di potere imputata agli uomini.


In realtà le due prospettive appaiono chiaramente inadeguate e ugualmente disumane. La differenza non si cancella e non si ignora senza violare quel delicato equilibrio che è la sola possibile soluzione al difficile rapporto tra i sessi, che è poi solo un aspetto della difficile dinamica delle relazioni umane in generale. L’ottimo lavoro di Debora Donadel ci aiuta sicuramente a porre la questione.

Stefano Zampieri

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