Recensione Inframondi – Trilogia di Lukha B. Kremo

Il dittatore di una micronazione, una maestra spirituale e un musicista raccoglitore di spazzatura si dirigono, senza saperne il motivo, verso un’eruzione vulcanica accompagnata da strani fenomeni fisici. È l’inizio di una saga che porterà tutti a scoprire l’esistenza degli “inframondi”, mondi paralleli che hanno caratteristiche molto particolari, realtà-specchio di universi simili al nostro che, però, hanno preso vie diverse. A fare da strani connettori ci sono i nerogatti, l’evoluzione di una specie felina, che appaiono come i controllori del tutto.

RECENSIONE

Inframondi è un Kremo allo stato liquido spalmato su carta.

Se avete capito cosa intendo potete anche fermarvi qui. Per chi non avesse capito provo a scrivere qualcosa in più.

Oltre alla nostra realtà ne esistono molteplici imprigionate nelle undici dimensioni che compongono l’universo. Stati d’esistenza che vanno oltre alla nostra comprensione, che racchiudono realtà simili alla nostra e al contempo molto diverse. Luoghi dominati dall’assurdo, in cui un vulcano può eruttare colori e generare un’attrazione psichedelica verso alcuni personaggi al limite dell’incredibile.

Glashill è un villaggio di abitazioni di vetro, costruite fondendo il materiale più spurio, poco utile al riciclaggio.

I dettagli d’ambiente sovrastano i personaggi con forza, dando all’ambientazione un ruolo preponderante nella storia. L’irreale ha una sua logica, un’idea di fondo che ne sostiene il peso come il pilastro di un ponte. Quelli che all’inizio sembrano luoghi strampalati, e lo sono, diventano lentamente “credibili” con il passare delle pagine, acquistano veridicità e, una volta entrati in sintonia con la storia, si riesce a crearne un’immagine mentale molto chiara.

Tecnicamente non è un grattacielo, si tratta di una costruzione verticale che collega il sottosuolo alla stratosfera. Le abitazioni occupano i piani centrali dell’edificio. Al di sotto si trovano i reparti industriali e artigianali, più in alto gli uffici e gli appartamenti residenziali e ancora più sopra quelli per il tempo libero e le attività ludiche. I piani più in alto sono accessibili solo ai funzionari statali di Dominium, così come quelli sotterranei. Pochi conoscono con precisione cosa vi si trovi, e ancora meno sono a conoscenza della reale struttura della spira sommitale.

In questo caos immaginifico si muovono i nerogatti, felini del tutto simili ai gatti domestici ma avvolti da un aura di conoscenza universale. Protettori, credo, dell’equilibrio tra gli Inframondi e custodi delle realtà, sembrano giocare col lettore e con i personaggi. Misteriosi e schivi si divertono a guardarci leggere ogni pagina tentando di scoprire qualcosa in più su di loro, sono l’elemento più semplice della costruzione narrativa e al contempo i più imperscrutabili.

Inframondi è una trilogia edita da Officina Kipple, un cartonato di quasi 600 pagine che non sempre vi renderà facile la lettura. Nonostante lo stile di Lukha B. Kremo sia abbastanza fluido, l’abbondante dose di narrato crea un sovraccarico di fatti e dettagli che non sempre si riesce ad assimilare al primo colpo.

I dialoghi sono secchi, diretti, senza troppi giri di parole. Le azioni dei personaggi invece un po’ meno, ogni tanto, soprattutto all’inizio e nei momenti di “scoperta”, si perdono nel costrutto ambientale e l’azione passa in secondo piano rispetto all’ambientazione. Come dicevo, la forza del mondo… degli Inframondi, sovrasta i personaggi.

Una saga che definirei all’avanguardia, a tratti sperimentale. La lettura perfetta per chi ha voglia di uscire dagli schemi.

A presto.

Delos

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