Recensione Death Stranding di Kojima Production

“Io ti aspetterò sulla Spiaggia”

Amelie

Ore 21.30.
Ti rendi conto che Amazon ha messo in offerta quel fumetto che tanto volevi comprare e che nella tua fumetteria di fiducia, tantomeno in edicola, sembra quasi non esistere.

Ore 21.35.
Clicchi su “Aggiungi al carrello” dopo aver fatto altre ricerche incrociate per controllare se il suddetto fumetto potesse essere acquistato ad un prezzo più basso rispetto a quello che leggi nell’offerta.

Ore 21.37.
Clicchi su “Procedi con il pagamento” dopo aver inserito tutte le tue credenziali e i numeri della carta di credito o proceduto con un acquisto tramite Paypal.

Ore 21.39.
Ricevi l’e-mail di conferma di avvenuto acquisto, con tanto di data di ricezione del suddetto pacco con al suo interno il tuo amato fumetto.

Ore 21.40.
Ti affacci alla finestra e aspetti che il corriere arrivi all’istante e cominci anche a chiederti perché ci stia impiegando così tanto. Di sicuro riceverà una recensione negativa per averti fatto aspettare tutto questo tempo.

Sì, lo so che tutti fate esattamente così ogni volta che acquistate qualcosa. Inutile negarlo e inutile mentire a voi stessi. Io sono il primo che lo fa, quindi per quale motivo non dovreste farlo pure voi?

Sappiamo benissimo che questi siete voi subito dopo aver ordinato un pacco online, aspettando il corriere

Solo che poi mi fermo un attimo e penso alla vita del povero corriere: sbattuto a destra e a manca con un carico enorme di pacchi da consegnare, neanche fosse una pallina di un vecchio flipper.

Immaginate pure che pessima vita abbiano fatto durante il brutto periodo che abbiamo passato da qualche anno a questa parte, non appena siamo entrati nel tunnel della pandemia e del lockdown. Tutti chiusi in casa, ad eccezione dei poveri corrieri che continuavano a consegnare pacchi che la gente continuava ad acquistare, in quanto reclusa in casa.

In effetti, è paradossale pensare che esattamente qualche mese prima, è stato pubblicato un gioco che avrebbe ricordato maledettamente quella situazione dalla quale fortunatamente siamo usciti.

Ed è ancora più paradossale che il suo creatore abbia iniziato a lavorare alla trama e al gameplay addirittura anni prima.

Tutti ad acclamare “I Simpson” che predicono il futuro in alcuni episodi, ma nessuno si è mai fermato a pensare che un uomo, un genio che riesce ad emozionare con le sue trame sin dai tempi di titoli come “Metal Gear“, e che porta il nome di Hideo Kojima, abbia effettivamente predetto in parte ciò che sarebbe successo ai poveri corrieri.

Scommetto che avete già capito di cosa sto parlando, di quale videogioco sto per recensire (oh cavolo, ho dimenticato che esistono i titoli nelle recensioni)… vabè, fate finta che non abbiate letto il titolo e lasciatemi completare questa introduzione.

Se non avete idea di quale sia il titolo in questione sappiate che sto per parlarvi di uno di quei videogiochi che hanno spaccato la critica a metà. Un gioco che non ha vie di mezzo: o piace o non piace.

Cari lettori di Leggere Distopico e non, sono qui oggi per parlarvi di quello che reputo un capolavoro del mondo videoludico prodotto da Kojima Productions: Death Stranding.

Ciò che è avvenuto

In un mondo devastato da un evento noto come Death Stranding, la società si è ritrovata a vivere rinchiusa in città separate l’una dall’altra o semplicemente in delle colonie note come Nodi, ognuna delle quali è tagliata via dalle altre senza alcuna possibilità di comunicazione.

La popolazione non mette fuori un piede dal proprio Nodo o dalla propria città a causa proprio del Death Stranding, che ha reso il mondo un luogo inagibile per svariate ragioni. La prima, tra tutte, è la presenza di quelle che nel gioco vengono definite Creature Arenate (o più comunemente C.A.).

Queste sono delle anime che dalla Spiaggia (una sorta di limbo tra la vita e la morte) sono giunte sulla Terra. Esse possono avere varie forme e il più delle volte tendono a voler prendere con loro i sopravvissuti al Death Stranding.

La Spiaggia, il limbo tra la vita e la morte

In secondo luogo c’è la cronopioggia, che proprio come dice il nome, è un tipo di pioggia che fa in modo che il processo di invecchiamento di tutto ciò che entra in contatto con essa, venga accelerato in maniera esponenziale. Inutile fare distinzioni tra mondo animale o vegetale, tutto ciò che è vivo può essere colpito dalla cronopioggia.

Terzo, ma non meno importante sono i Muli, dei veri e propri depredatori di provviste che devono essere portate nelle città o nei Nodi più vicini.

In questo mondo devastato e a tratti arido, privo di civiltà e in parte anche privo di natura, una sola compagnia che porta il nome di Bridges, tenta in ogni modo di unire le città distanti attraverso i propri corrieri (che sfidano quindi le intemperie del mondo esterno) per portare a chi ha bisogno tutte le provviste necessarie.

“Io ti aspetterò sulla Spiaggia, Sam”

Ciò che avviene

Sam Porter Bridges (interpretato da Norman Reedus) è un corriere che, una volta sopravvissuto ad un cataclisma che ha dato luogo ad una voragine, inghiottendo Central Knot City, viene assunto dalla Bridges, al cui vertice trova Bridget Strand, con la quale ha un rapporto talmente intimo da essere paragonato a quello di un figlio con una madre.

La donna, a pochi attimi dalla sua morte, chiede a Sam di unire tutte le città di ciò che è rimasto dell’America facendo in modo che possano essere tutte un’unica realtà chiamata United Cities of America (UCA), in quanto non ci potrebbe essere alcun futuro per l’umanità fin quando i legami non verranno ristabiliti.

La Bridges tenterà in tutti i modi di ristabilire i legami tra le UCA

Sam decide di accettare il compito, anche per far sì di ricongiungersi con Amelie, figlia di Bridget, nonché una sorta di sorella per il protagonista. Ella aveva iniziato, infatti, ciò che Sam è chiamato a fare. Tuttavia qualcosa non è andato nel verso giusto in quanto la ragazza è stata catturata e tenuta in ostaggio da un gruppo terroristico chiamato Homo Demens.

Il compito di Sam sarà quindi quello di unire le città distanti e separate, interconnettendole attraverso la cosiddetta “Rete Chirale“, un sistema che può agevolare le comunicazioni a grandissime distanze.

Gli viene quindi consegnato un Bridge Baby (BB) e con esso inizierà questo viaggio in un mondo devastato, irto di pericoli in cui i temporali di cronopioggia sono sempre pronti a scatenarsi (non prima di vedere in lontananza un arcobaleno rovesciato).

Ciò che avverrà

La prima delle domande che Sam si pone è cosa sia un Bridge Baby. Gli viene infatti data una capsula contenente un bambino prematuro, il quale agisce come tramite tra la vita e la morte, consentendo quindi al proprio portatore di individuare le CA, altrimenti invisibili agli occhi umani in quanto anime dell’aldilà.

All’interno della Bridges, Sam verrà instradato dal direttore della compagnia, Die-Hardman e dal ricercatore in campo medico Deadman (interpretato da Guillermo Del Toro). Nonostante tutto, durante il suo lungo percorso per l’unione delle UCA, Sam incontrerà altri membri della Bridges.

Un Bridge Baby (BB) è una sorta di tramite tra la vita e la morte

Heartman e Mama sono due di questi, ognuno dei quali avrà la propria storia (per niente allegra, dopotutto stiamo parlando pur sempre di un gioco di Kojima). A questi inoltre verranno aggiunti altri personaggi che, nonostante non abbiano nulla a che fare con la compagnia, avranno un ruolo fondamentale in ciò che sarà la missione di Sam.

Fragile (interpretata dalla bellissima Léa Seydoux) è di sicuro uno dei personaggi più ambigui e misteriosi di tutta la storia, ma una volta conosciuta e una volta imparato a collaborare con lei Sam non potrà quasi fare a meno del suo aiuto, specialmente per i viaggi di lunga tratta.

Abbiamo poi Higgs Monaghan, quello che ci viene presentato come il villain della vicenda. Colui che ha rapito Amelie, a capo del gruppo terroristico degli Homo Demens, il quale non farà altro che impedire a Sam di portare a termine il compito assegnatogli dalla Bridges.

recensione Death Stranding
Clifford Unger, interpretato da Mads Mikkelsen sarà uno dei personaggi più misteriosi ma al tempo stesso più importanti

Infine c’è Clifford Unger (interpretato dal talentuosissimo Mads Mikkelsen) il quale compare inizialmente in quelli che sembrerebbero dei flashback del BB che Sam porta con sé, ma che man mano interferirà sempre più prepotentemente con la missione del protagonista.

Come avviene il tutto

Mentre, a grandi linee di massima, la trama del gioco è quella che avete letto in alto, è il gameplay il vero fulcro di Death Stranding, ed è proprio questo ciò che ha diviso in due il mondo dei videogiocatori.

Sì perché in questo gioco tutto ciò che bisogna fare è prendere un carico da una città o un Nodo, e trasportarlo in un’altra città o Nodo. Una volta portato a termine l’incarico, Sam riceverà un altro ordine e dovrà portare un nuovo carico verso un’altra città o addirittura alla città da cui è provenuto. Più consegne effettuerà, più il legame tra una città e l’altra, attraverso la “Rete Chirale“, sarà saldato.

Stop. Fondamentalmente il gameplay di Death Stranding si basa su questo.
Che noia” direte voi. “Ma che è? Un ‘Corriere Simulator’?

recensione Death Stranding
Death Stranding può essere paragonato ad un simulatore di corriere, ma è MOLTO di più

Paradossalmente lo è… ma non lo è.
Mi spiego meglio.

Ricevere un carico e doverlo consegnare alla città più vicina, la quale dista parecchi chilometri, a piedi, in un mondo vuoto, in cui il pericolo di una cronopioggia è sempre presente, dove una CA può mandare in fumo ogni cosa e potrebbe inoltre creare delle enormi voragini, e dove i Muli sono sempre pronti a rubare il tuo carico, farà in modo di farci calare nei panni di Sam oltre ogni limite.

La missione che la Bridges gli ha affidato diventa effettivamente la NOSTRA missione. E non si proverà soddisfazione migliore nell’arrivare a destinazione, e tirare un sospiro di sollievo mentre le UCA sono sempre più unite grazie ai nostri sforzi.

Con chi avviene il tutto

Una delle principali caratteristiche di Death Stranding è quello che viene definito Multiplayer Asincrono. Questa è una modalità di multiplayer in cui i giocatori di tutto il mondo partecipano ad attività condivise ma non affatto in contemporanea.

Durante il nostro viaggio troveremo, infatti, tracce del passaggio di altri giocatori: tracce grazie alle quali il nostro viaggio potrà essere meno difficoltoso e anzi, ci aiuteranno nell’impresa di portare a termine il nostro compito.

Inizialmente sarà una cosa strana, vedere ad esempio una corda o una scala, lasciata da un giocatore random, grazie alla quale potremo scalare una montagna o attraversare un fiume in piena, evitando quindi che il nostro carico venga danneggiato.

recensione Death Stranding
I Muli saranno sempre pronti a depredarci di tutto il nostro carico

Si penserà che usufruendo di questi aiuti, lasciati in giro, il gioco non potrà essere goduto a pieno, in quanto semplificato da altri giocatori. Ebbene, non c’è nulla di più sbagliato in questo ragionamento, e lo si potrà capire quando si inizierà a costruire qualcosa (che sia una tettoia grazie alla quale ci si potrà riparare dalla cronopioggia, o una torretta di ricarica per delle batterie), e vedere successivamente che altra gente ha utilizzato il tuo aiuto.

Ci saranno momenti in cui quasi pregheremo di trovare segni, materiali o addirittura strutture lasciate da altri giocatori, perché in un mondo così desolato, paradossalmente, la presenza di queste tracce ci faranno sentire meno soli e meno in pericolo.

In un gioco come Death Stranding, qualunque aiuto è indispensabile

E, a parer mio non c’è modo migliore per afferrare a pieno il concetto di questo gioco: creare legami non solo tra le città, ma anche tra i giocatori che si aiutano l’un l’altro per portare a termine qualcosa. Un multiplayer in cui non bisogna uccidersi a vicenda ma dove bisogna porgere una mano all’altro. Qualcosa di strepitoso, a mio avviso.

Con quale accompagnamento musicale avviene il tutto

Altro punto di forza del gioco è, senza ombra di dubbio, la colonna sonora. Sì, sono un amante di colonne sonore, che siano di film o videogiochi, ma credetemi quando vi dico che qui la musica e le varie canzoni che partiranno in determinati momenti del nostro viaggio ci faranno venire i brividi.

Attraversare delle lande desolate, ammirando alcuni panorami sconfinati, degli arcobaleni rovesciati in lontananza con in sottofondo, ad esempio “Because we have to” dei Low Roar, ci emozionerà come una colonna sonora difficilmente ha mai fatto.

L’accompagnamento musicale è uno dei punti di forza del titolo

Oltre queste, ci saranno le musiche composte da Ludvig Forssell, uniche nel loro genere e che per molto tempo resteranno all’interno della nostra memoria anche dopo che il gioco sarà bello che finito e riposto nuovamente sullo scaffale.

Se posso esprimere la mia personale opinione, le due tracce “The Severed Bond” e “Strands” sono tuttora presenti in una mia personale playlist che ascolto volentieri ogni volta che se ne presenta l’occasione. Ma io sono di parte perché ho amato Mama e Amelie come personaggi, e queste due tracce non possono far altro che ricordarmi le loro storie.

Conclusione

Qualche anno fa avevamo parlato in maniera molto molto sintetica in un Nuke Gaming Day riguardo questo titolo, eppure spero che questa recensione seppur poco dettagliata possa essere stata in grado di destare interesse in voi lettori.

Death Stranding non è un gioco per tutti. Kojima stesso lo aveva detto tempo prima dell’uscita: “non siete pronti per un gioco simile“. A tratti aveva ragione, in quanto il videogiocatore medio si concentra fondamentalmente sulla trama ricca d’azione o su un gameplay in cui bisogna impugnare un’arma e colpire il nemico.

recensione death stranding
Ogni qualvolta si vedrà un arcobaleno rovesciato, il pericolo è imminente

In tanti hanno reputato questo gioco con il termine “noioso” e posso anche capire il perché, tuttavia sono quasi felice che chi abbia dato questo giudizio abbia poi deciso di abbandonare l’avventura di Sam. Un gioco di questo va vissuto, non giocato.

Bisogna entrare nell’ottica che Death Stranding non è SOLO un gioco, ma è un viaggio alla ricerca dei legami in un mondo in cui la società è sempre più separata e distante. Un’esperienza in cui l’aiuto, anche di un estraneo, può essere fondamentale nei momenti di massimo sconforto per poter andare avanti. Qualcosa di cui la nostra società, anche adesso, ha necessario bisogno.

Sono questi i punti di forza di Death Stranding, non l’azione (di cui è davvero carente). E se il giocatore medio preferisce riporre il gioco senza neanche finirlo piuttosto che capire questi concetti, forse è meglio così. Io dico solo che una volta finito il titolo, ho provato una sensazione di vuoto più totale, che solo un altro gioco, in tutta la mia vita mi ha lasciato.

Ad ogni modo, Death Stranding è disponibile per PlayStation 5, PlayStation 4 e PC dall’8 novembre 2019.
Chissà che Kojima non annunci presto un sequel per questo titolo (nonostante io creda che non ce ne sia bisogno): dei recenti rumor pare vogliano condurci in questa strada. Staremo a vedere.

Vi invito, come sempre, a parlarne una volta completato il titolo!
Alla prossima recensione!

Ron

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