Recensione: Protocollo Uchronia di Nikolas Dau Bennasib

Quando la fantascienza incontra la filosofia. Primo romanzo fantascientifico della giovane casa editrice Lumien, un testo curato, interessante e che fa ben sperare per il futuro.

TRAMA

Che cos’è l’anima? Si può replicare una vita attraverso l’uso della tecnologia e mettere un freno alla morte? E quanto del nostro mondo si potrebbe migliorare se solo fossimo in grado di cambiare la storia?

Nella Parigi contemporanea, un’invenzione sbalorditiva ha reso possibile l’utilizzo del connettoma, la mappa delle connessioni neurali del cervello umano, rendendo possibile la replicazione della coscienza. Nella Roma del 2099, a seguito di un blackout delle reti mondiali, vecchi scandali portano a galla i segreti nascosti nelle catacombe del Vaticano: avanguardie dal sapore post-umano rivelano l’esistenza di un piano che potrebbe cambiare le sorti del mondo.

A cavallo di tre linee temporali, il racconto avanza svelando quanto siamo disposti a fare pur di rimanere attaccati alla vita. La domanda è una sola: è davvero possibile creare un mondo ideale per tutti?

RECENSIONE

Il romanzo inizia con tre storie separate, apparentemente sconnesse, e ambientate in tre epoche differenti. Tre linee narrative che ci mostrano il periodo dei Cesari a Roma, attraverso due entità capaci di impersonare i personaggi storici, il presente, raccontando la storia di una madre, e un futuro prossimo in cui il collasso tecnologico si contrappone alla religione.

Il romanzo inizia mostrandoci Adam e Eve, due personaggi all’interno di Zoe, una realtà virtuale nella quale stanno cercando di riscrivere la storia per creare il miglior futuro possibile. Un progetto ambizioso, portato avanti con l’intento di non usare mai la violenza per modificare gli eventi, e che sembra scontrarsi con l’ineluttabilità cronologica.

Nel secondo capitolo, ambientato in un 2099 sconvolto da sommosse e dalla caduta di tutta la rete di comunicazione mondiale, incontriamo il Papa, una suora e Klaus, la guardia svizzera a cui è stata affidata la vita dei pontefice.

La terza linea temporale è nel presente, a Parigi. E ci racconta le vicende di Rebecca Du Puit, ricercatrice di un’azienda di videogiochi, che usa la tecnologia dei visori VR per aiutare suo figlio Jacob, un povero bimbo paraplegico che può fingere di vivere grazie alle simulazioni della realtà virtuale.

Tre storie apparentemente sconnesse che, con sapienza si influenzano vicendevolmente per creare un unico grande mistero.

Protocollo Uchronia è un ottimo testo, curato, ben scritto e dal ritmo narrativo sempre alto. Graficamente e qualitativamente di alto livello è sicuramente un titolo che non ti aspetti, che sorprende e che riesce a mescolare un’indagine secolare con riflessioni sul transumanesimo. I personaggi sono ben delineati, riconoscibili e forti all’interno del loro ruolo. Klaus è sicuramente quello che ho apprezzato di più, assieme al suo antagonista di cui non vi faccio il nome, da solo tiene in piedi un arco di trasformazione che coinvolge tutti.

Il libro non è perfetto. Da rompiscatole borbottone quale sono, vi dico che ci sono delle cose che non mi hanno convinto molto, dettagli tecnologici che non sono emersi e motivazioni e linearità narrativa che, verso il finale, sembra un po’ forzata. Non posso dire di più per non fare spoiler, ma posso garantirvi che non si tratta di buchi insuperabili. Il piacere della lettura non ne ha risentito.

Se cercate un fantascientifico puro, ipertecnologico, questo testo potrebbe non fare per voi. Ma se, invece, avete voglia di una storia che mescola filosofia e futuro, mistero e apocalisse tecnologica, ve lo consiglio vivamente.

A presto.

Delos

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *