Recensione Connect di Takashi Miike

Una serie disturbante realizzata per Disney+, il cui titolo in italiano è stato tradotto con Occhio per occhio, che mescola elementi horror a un futuro in cui l’ingegneria genetica rende gli esseri umani quasi immortali.

Dong-soo è un connect, una persona modificata geneticamente per port rigenerare il proprio corpo. Un giorno, mentre insegue le sue aspirazioni da musicista, viene sequestrato da dei cacciatori di organi e uno dei suoi occhi viene impiantato nel corpo di un serial killer che realizza opere d’arte con i corpi delle sue vittime.

Un danno da poco per un connect, un trauma che potrebbe facilmente superare, se non fosse che gli occhi non si rigenerano. L’unica alternativa per non rimanere mutilato è ritrovare l’occhio che gli è stato rubato, e Dong-soo sa come fare.

Il suo occhio funziona ancora, è ancora connesso a lui e gli permette di vedere ciò che vede il Jin-seob, il serial killer. Una connessione che lo obbliga a vivere in prima persona ogni perversa tortura compiuta dal criminale, che lo spinge sul baratro della follia e che lo segna più di quanto possa comprendere.

La serie di 6 episodi, di produzione coreana e diretta dal giapponese Takashi Miike, trasforma la brutalità dei corpi mozzati in spettacolarizzazione. Usa silenzi, rumore viscido di arti che si riattaccano e primi piani della cavità oculare vuota di Dong-soo per ferire la sensibilità dello spettatore. Porta il body-horror oltre il perbenistico stupore dell’ambientazione fantascientifica.

Una serie drammatica, dai toni scuri, che pone al centro della storia il confronto tra Dong-soo e Jin-seob. Due persone completamente diverse e obbligate a restare connesse, due anime che combattono per liberarsi da un legame che non hanno chiesto e che le sta distruggendo.

Non sono un grande amante degli horror e questa serie non ha fatto eccezione. Troppa spettacolarizzazione del disgusto, della violenza per piacermi. Eppure, devo ammettere che (tolti i momenti in cui mi coprivo gli occhi con le mani per non fare brutti sogni) la storia e i personaggi mi sono piaciuti molto.

Non consiglio a tutti di vederla, ma se non siete impressionabili buttateci un’occhio. 😉

A presto

Delos

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