Recensione La torre di Bae Myung-hoon

TRAMA DE LA TORRE

In un grattacielo di 674 piani chiamato Beanstalk si svolgono le sei storie interconnesse che compongono La torre. Il grattacielo è uno Stato sovrano che si impone sulle esistenze degli abitanti che al suo interno nascono, vivono e muoiono. Per uscire è necessario superare gli stretti controlli alle frontiere, sistemate tra il livello 22 e il 25, e non soffrire di “terrafobia”, l’intensa e divorante paura di mettere piede sul terreno solido sotto il grattacielo. Allo stesso tempo divertente e oscura, ogni linea narrativa contribuisce a creare una visione sfaccettata di come i cittadini del grattacielo ipermoderno affrontano il rapporto con il potere, e quanto questo influenzi le loro vite. “La torre” è una combinazione di fantascienza e critica radicale in cui risuonano gli echi del “Condominio” di Ballard e di “Snowpiercer” di Bong Joon-ho. Dopo il successo di “Squid Game” e “Parasite”, il romanzo di Bae Myung-hoon racconta il mondo in cui viviamo attraverso lo sguardo di una delle più affascinanti fucine culturali del nostro tempo, la Corea del Sud sul mondo in cui viviamo.

RECENSIONE DE LA TORRE

Beanstalk è un monumentale grattacielo di 674 piani popolato da oltre 500.000 abitanti che lo rende un vero e proprio Stato sovrano. Amici fantastopici pronti a scalare la Torre insieme a me?

Un esordio letterario ambizioso, giunto in Italia grazie a ADD Editore e su traduzione di Lia Iovenitti, nel quale Bae Myung-hoon – autore coreano – dà prova di una grande versatilità, pur mantenendo lo stesso wordbuilding e declinando in modi diversi quanto il potere influenzi la vita dei cittadini della Beanstalk, i sei racconti della raccolta (+ tre d’appendice) spaziano su toni e tematiche.
Prima di concentrarmi sul commento vero e proprio voglio fare, per una volta, una menzione d’onore alla copertina dell’edizione italiana realizzata dall’illustratrice Lucrezia Viperina. Mi ha subito fatto a pensare a versione futuristica e multicolor del celebre quadro “Relatività” dell’olandese Escher, artista affine alla creazione di mondi impossibili.
Nuovi spazi, nuove topografie.


Infatti, abbiamo tra le mani un caso di geografia scalena e sfuggente; questo complesso residenziale ha piani che si estendono non soltanto in verticale e orizzontale, ma si incastrano tra loro a formare una torre simile a un livello di Tetris.
Un’antologia che interroga le coscienze, in modo sornione, sull’influsso avverso che il potere esercita sui condomini e chi gli gravita intorno.

Insulto: Metodo di comunicazione volto a migliorare l’efficienza lavorativa sacrificando legami emotivi consolidati. Es. gente-che-non-copula e teste-di-genitali-maschili.

Nella sinossi si fa cenno al celeberrimo romanzo di J. G. Ballard – Condominium – ma con quest’ultimo i punti di contatto non sono tanti quanti speravo: hanno in comune l’ambientazione che, per certi versi, diviene allegoria della società (nello specifico quella coreana) e anche la scala gerarchica di stampo sociale all’interno dell’edificio, tuttavia, viene a mancare un elemento che avrebbe fatto la differenza ossia l’insensata e gretta barbarie in cui piomba l’élite ballardiana.


È con pungente ironia che Myung-hoon si scaglia contro politica e società odierna anche se, talvolta, questo aspetto viene eclissato dalla complessità dell’universo immaginario del libro. Lo scrittore satireggia il Potere a trecentosessanta gradi, si parla di insabbiamenti, consumismo, corruzione, di un moto di collettivismo non sempre condiviso da tutti e altro ancora.
Tanto per farvi un esempio il racconto che apre la raccolta parla di un gruppo di ricercatori che cerca di ricostruire le dinamiche di potere intestine individuando che il posto al vertice è occupato da un cane oppure, un altro racconto, vede uno straniero alle prese con un elefante particolarmente ascetico da dover ammaestrare per sedare delle proteste.
Ovviamente trattandosi di una selezione, ci sono storie che spiccano più di altre, ma tutte condividono un sorriso amaro e una scrittura dalla forza tellurica, che fa vibrare con intensità le fondamenta di questo imponente grattacielo ed è proprio per merito di questa prosa così efficace che l’ho apprezzato.
È un libro che manifesta il suo potenziale post-lettura, quando ci si sofferma oltre l’aspetto caricaturale riuscendo così a carpirne le sfumature sociopolitiche e non.
E voi vi sentite orizzontalisti o verticalisti?

Elisa R

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