Recensione IL DOMINIO DEGLI ARCONTI di Dario Morandi

IL DOMINIO DEGLI ARCONTI, Edizioni Progetto Fratellanza, è un testo che mescola misticismo a una narrazione quasi ottocentesca. Un’indagine esplorativa sull’aldilà e sulle anime che lo popolano.

TRAMA

La morte, il più grande mistero dell’umanità, e l’aldilà, una destinazione sconosciuta e ineluttabile per tutti noi, così inesorabilmente legati a un conto alla rovescia che non può essere né rallentato, né fermato. Purtroppo però ci sono sempre delle persone per cui quel timer si interrompe tragicamente troppo presto e c’è chi è disposto a fare qualsiasi cosa pur di poter parlare ancora una volta con i suoi cari e trovare una risposta a questa incomprensibile ingiustizia… anche ad aprire certe porte e scatenare delle forze, che da sempre agiscono sulla vita e sul libero arbitrio degli Esseri Umani. E ora, queste forze vogliono tornare a riprendere il loro posto nel mondo, come quando nell’antichità erano venerati come Dei e conosciuti come “gli Arconti”.

RECENSIONE

Ambientato nell’Inghilterra vittoriana, almeno all’inizio, tra ville nobiliari e strade fumose, il romanzo comincia con una seduta spiritica che profuma di stravaganza.

A quei tempi, le famiglie più facoltose d’Inghilterra investivano piccole fortune per organizzare tea-party con medium e sensitivi. Costantemente in cerca di emozioni e di notorietà, non esitavano ad allestire eventi che, tramite un accurato passaparola, davano lustro e motivo di vanto al nome di chi portava nel proprio salotto i personaggi più celebri.

La Duchessa Lady Mary Clarendon, in cerca di emozioni ma anche di sollievo al senso di colpa per aver dato alla luce una bambina che non è sopravvissuta, organizza una sessione spiritica con Julius Collins, un famoso medium americano. Un evento riservatissimo, a cui viene invitato Sir. Frederick Regan Bannington, padre affranto dalla morte “poco eroica del figlio”, nonché principale narratore della storia.

Sir. Bannington è un uomo duro, cinico e poco propenso a credere nei sogni. Per anni ha partecipato a sedute spiritiche col solo intento di accertarsi della truffa perpetrata dal sedicente medium di turno. Per quanto desideri ardentemente rivedere suo figlio, ha incassato troppe delusioni per illudersi di poterci riuscire.

E da qui, inizia la storia. Una lunga, agghiacciante e lenta scoperta del mondo oltre la vita. Un luogo diverso da quello che ci si aspetta, in cui dominano forze e sentimenti sconosciuti ai vivi.

Il testo, che alcuni siti e ebook store definiscono “fantasy o fantascienza”, per il mio punto di vista è un mystery esoterico, motivo per cui lo inserisco in DIETRO L’ANGOLO. È un’avventura alla scoperta dell’aldilà infarcita da nozioni filosofiche e spirituali, che spesso superano la barriera del romanzo per cadere nella scrittura divulgativa del saggio.

Il testo, di circa 340 pagine, è scritto in maniera lenta e molto accurata. Ogni elemento viene descritto e messo in scena con una perizia di dettagli che richiama molto i romanzi d’investigazione di inizio ‘900. Anche il punto di vista narrativo, che oscilla spesso nell’onniscienza, richiama una scrittura antica e al contempo centrata nel romanzo. Una scelta stilista che mi ha fatto sorridere, trattandosi di un testo scritto “oggi”, ma che al contempo mi ha riportato agli anni in cui leggevo Agatha Christie o Sir Arthur Conan Doyle. Una sensazione straniante, come se avessi trovato in fondo all’armadio la felpa di quando andavo alle medie.

Il testo non mi è dispiaciuto, ma ho dovuto lasciarlo sedimentare qualche giorno prima di poterlo dire. Durante la lettura ho avuto molti momenti in cui il narrato, le spiegazioni del mondo degli spiriti o le digressioni ottocentesche mi hanno messo a dura prova.

I personaggi non sono molto bilanciati e i luoghi comuni degli archetipi narrativi li fanno sembrare piatti, privi della forza narrativa necessaria a tenere in piedi la storia. Spesso mi hanno dato l’idea di essere degli espedienti per trasmettere il messaggio dell’autore sull’aldilà.

Dario Morandi credo abbia cercato di unire i suoi studi e la sua conoscenza personale dell’occultismo a una narrazione romanzata. Il risultato nel suo complesso non è male, ma c’è una zona grigia che non mi ha convinto molto. Personalmente credo avrebbe fatto meglio a decidere se scrivere un romanzo oppure un saggio, così è un po’ tutti e due…

A presto.

Delos

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