Recensione QUI, SOLO QUI di Christelle Dabos

Ho lasciato macerare in testa la recensione di Qui, Solo Qui di Christelle Dabos, per almeno un paio di mesi. Appena chiuso il libro, avrei scritto cose forse non troppo carine a riguardo, tanto mi aveva profondamente deluso quella lettura. Ho aspettato a lungo, ma invano. Perché anche oggi che mi accingo a scriverci qualcosa in merito, in realtà il mio giudizio non è cambiato poi tanto.

La trama del Libro

Ve la riporto paro paro dalla quarta di copertina, peché vorrei che pensaste in qualche modo quello che avevo in mente io quando l’ho letta: “Cavolo, non si capisce una mazza. Ma vabbè, dai, lo faranno perché non vogliono spoilerare le sorprese della trama contenute nel libro”.

Una di quelle trame “evocative” diciamo, che dicono tutto e niente. Più niente, però.

In pratica siamo a scuola, ma non è proprio una scuola come la immaginiamo noi, perché gli studenti si comportano in modo strano, seguono regole particolari e vivono esperienze al di là del reale.

“È il primo giorno di scuola, il primo di un nuovo inizio. Iris si guarda attorno, orfana della sorella più grande che adesso la ignora e non la vuole più tenere per mano. Osserva e vede le minacce nascoste dentro le mura dell’edificio scolastico, le vere regole che reggono il “gioco” dentro l’istituzione, tra i ragazzi. E decide che terrà duro qualsiasi cosa accada. Ma cosa avviene in realtà dentro la scuola? Impronte di scarpe sui soffitti come se qualcuno camminasse a testa in giù, banchi che si spostano da soli, il Club Ultrasegreto che raccoglie alcuni allievi alla ricerca di una sostanza misteriosa che provoca le stranezze della scuola e poi…”

La recensione di QUI, SOLO QUI di Christelle Dabos

recensione qui solo qui Christelle Dabos

Facciamo un passo indietro. Come mai mi sono messo a leggere un libro in cui già dalla quarta di copertina non si capisce un tubo e che, peraltro, non sembra nemmeno troppo fantascientifico?

La risposta è semplice. Perché Christelle Dabos è quella che hanno definito “la Regina del fantasy francese”, con oltre mezzo milione di copie vendute solo in Italia con la sua saga di “L’Attraversaspecchi”.

Ho letto il primo libro di quella serie, “Fidanzati dell’inverno”, e per quanto sia effettivamente un po’ fuori dal mio genere preferito, non era male. Soprattutto per il target di riferimento.

Qua però sarebbe stato necessario un “WARNING” grande come una casa, fatto di una fascetta in bella evidenza per chiunque si avvicinasse al libro, con su scritto qualcosa come “Ehi, attenzione, non c’entra niente con l’altro libro, questo è un vero casino!!!”. Ma capisco che alle Edizioni E/O non fosse passato per la testa un simile suicidio editoriale.

E allora eccomi, insieme probabilmente a tantissimi altri fan dell’autrice pronti a tuffarsi in una nuova fanta-avventura, a cimentarmi con un qualcosa non solo di totalmente diverso, ma anche di molto confusionario.

Intendiamoci, l’idea di fondo è interessante e voglio sottolinearlo. Prendere una sorta di scuola ambientata in una realtà molto particolare, con leggi e caratteristiche altrettanto strane, e renderla una grande metafora di quelle che sono le difficoltà di crescita di questi giovani ragazzi (con tanto di problematiche quali il bullismo), in una sorta di romanzo di formazione fantastico, è una bella idea. O meglio, lo sarebbe stata.

Lo sarebbe stata se, per esempio, questo libro fosse davvero adatto a quel target di età. E non lo è. Lo sarebbe stata se il linguaggio fosse stato curato e realistico, invece di avere dialoghi surreali e piuttosto banali. Se ogni personaggio non si comportasse in maniera totalmente senza senso e soprattutto, se non sembrasse un qualcosa di abbozzato e messo lì tanto per fare.

Poi per carità, ci sono forse livelli di lettura più profondi del mio che riescono a dare un senso anche a tutta questa superficialità e confusione nell’esposizione. Ma allora direi che diventa difficile considerarlo un romanzo di formazione, se il target è quello del lettore adulto e super forte.

Le premesse c’erano tutte. Poi qualcosa di buono in partenza, si è perso per strada. Finendo per crollare totalmente nel finale. Ed è in quel riflesso tra le mie aspettative e la delusione di questa lettura, che mi sono arreso.

A presto!

Marco

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