La razza umana si è estinta. L’unica superstite è un’adolescente allevata da un droide in un bunker sotterraneo. Il robot si fa chiamare “Madre” ed è stata progettata per ripopolare la Terra. L’incontro con un altro essere umano (una donna), apre una crepa nelle convinzioni con cui è cresciuta la ragazza e i dubbi iniziano a popolare la sua mente. Anche il forte legame instaurato con “Madre” viene messo in discussione. Chi le sta dicendo la verità? la donna o il droide?
I am Mother affronta il delicato e controverso tema sull’utilizzo di intelligenze artificiali. In questo caso la mente informatica viene impiegata in merito alle scelte da attuare per il “bene” dell’umanità. Cosa può accadere quando la sopravvivenza del genere umano è affidata a una mente infallibile dal punto di vista della logica ma priva della nostra etica? La pellicola propone una risposta e prova una lettura distopica del tema: “la macchina e la salvaguardia dell’uomo”. I am mother è un buon film che tiene molto bene nella prima parte (durante la descrizione del rapporto madre robot – figlia umana), si sfilaccia un po’ nella seconda, quando lo scenario complessivo viene a mano a mano rivelato. Finché incombe sullo spettatore la domanda su che fine abbia fatto il genere umano, il film gode della giusta tensione che degrada, però, durante lo svolgersi della vicenda. Si affaccia ogni tanto un po’ di suspense, ma di certo non è paragonabile all’impianto emotivo che si instaura al cospetto di una bambina che cresce fra le braccia amorevoli di una mamma robotica. Sembrerebbe che anche il metallo possa avere un cuore, sembrerebbe…
Disponibile sulla piattaforma Netflix.
Credits:
Titolo originale: I AM MOTHER. Anno: 2019. Regia: GRANT SPUTORE. Durata: 115 MINUTI
Riccardo Muzi