Recensione: “La prigione di carta” di Marco Onnembo.

Ben ritrovati amici Lettori! Ogni tanto ritorno 😉

Oggi vi parlo di un libro che tocca il genere Distopico che tanto amo. Il romanzo in questione è “La prigione di carta” di Marco Onnembo, edito da Sperling & Kupfer.

Questo libro mi ha da subito ricordato “1984” di Orwell, perché al suo interno nasconde una denuncia molto forte. Ci troviamo in un mondo in cui a un certo punto saper scrivere a mano su carta equivale al peggiore dei reati. E infatti, il nostro protagonista, un insegnante di scrittura creativa, viene rinchiuso in una prigione di massima sicurezza, considerato alla stregua di assassini e stupratori. E sarà proprio il Professor King, attraverso il suo racconto riportato su fogli di contrabbando, a trasmetterci l’importanza e i molteplici significati che hanno le parole.

Chi meglio di noi, che dipendiamo così tanto dalla digitalizzazione, può recepire appieno il messaggio lanciato da questo romanzo?

“Varba volant, scripta manent”

Le parole (digitali) volano, si possono modificare senza lasciare tracce, ma la parola scritta resta, così come le correzioni su un foglio di carta. E come avviene in “1984”, se qualcuno volesse modificare il nostro passato per condizionare il presente e di conseguenza anche il futuro, grazie al digitale gli basterebbero pochi click.

“Mi piace isolarmi, sentire solo il rumore dei miei pensieri. Una trincea invisibile tra me e il resto del mondo.”

La scrittura è questo. Perdersi in se stessi, per offrire agli altri una parte di noi, che forse verrà colta oppure no, ma che grazie al potere della parola scritta, avrà finalmente una realtà in cui vivere.

Il libro di Onnembo è una prigione colma di riflessioni che aspettano solo di essere liberate. A voi la scelta.

Vi lascio alla trama 😉

Un bacio dalla vostra (ex) Distopica Liliana Marchesi

TRAMA:

Un professore appassionato e idealista in lotta per salvare la scrittura e i libri dall’oblio. Un romanzo distopico di grande attualità nell’era del digitale.Malcolm King è professore di scrittura creativa al college di Brownsville, dove vive con la moglie Lynette e il figlio Buddy. Idealista dalla solida cultura umanistica, insegna alla prima generazione di studenti che non sa scrivere a mano. La digitalizzazione ha vinto: il governo ha imposto che ogni tipo di contenuto esistesse solo in formato elettronico, mettendo al bando i libri cartacei dal sistema scolastico e abolendo l’uso della scrittura con inchiostro. King temeva che la conoscenza potesse essere manipolata. Che i giovani potessero essere manipolati. Che gli uomini, e la loro coscienza, potessero essere manipolati. Credendo di poter contrastare quella legge e cambiare il mondo con il dialogo e la resistenza pacifica, il professore sarà invece condannato all’ergastolo in un carcere di massima sicurezza. Dalla sua prigione, di nascosto, e con la complicità di un criminale e di un secondino, riuscirà però a recuperare fogli, penne e matite: materiale proibito, armi di libertà. Per raccontare la sua vita. Compiendo l’atto più sovversivo che ci sia concesso dalla scrittura: scegliere il nostro destino.

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