Recensione Le ossa dei morti di Miriam Palombi

Salve gentaccia distopica e fantascientifica! Che ne dite se andiamo un secondo Dietro l’angolo per cimentarci in un horror? Sono sicuro che molti di voi possano apprezzare. Andiamo a recensire “Le ossa dei morti” di Miriam Palombi, DarkZone Edizioni.

Trama

La Casa Nera è un’oscura presenza arroccata sulle pendici del Lago Rivonero. Come un enorme magnete, nel tempo, ha attirato nefandezze di ogni genere.
Eirik Damiani non vorrebbe essere lì. In quel luogo, anni prima, ha rischiato di morire, ma ora che suo zio Jacopo scompare, è costretto a varcare di nuovo la soglia di Villa Biolcati.
Ben presto il giovane scoprirà che i suoi incubi di bambino sono reali.
Nel silenzio delle stanze vuote si muovono creature mostruose, eco di un passato spaventoso.
Cosa sono quei simboli lasciati sulle pareti che rimandano a un antico culto pagano? Cosa si nasconde tra quelle mura antiche?
Eirik potrà solo tentare di reagire a quell’orrore con un’unica consapevolezza. Il Male esiste davvero.

Recensione “Le ossa dei morti”

Ambientazione

Come avrete capito anche dalla presentazione del libro, l’ambiente prevalente è la Casa Nera, Villa Biolcati per l’appunto. Qualche volta siamo fuori dalle sue mura maledette, ma l’80% del libro si svolge all’interno della villa o nei dintorni.
Una menzione va al Lago Rivonero, che fa da contorno alla struttura che incarna il male e che dà il giusto quantitativo di nebbia alle scene.

Uno stereotipo horror, lo so, ma sfruttato molto bene. Forse anche inspirato al La casa stregata di Lovecraft. Un altro libro che ha saputo fare una cosa del genere – non con la casa maledetta, ma con l’ospedale – è L’ultima cura, di Elena Mandolini.

Al di là delle strutture all’interno delle quali ci troviamo, in Le ossa dei morti va menzionata anche l’atmosfera che si va a creare: sempre cupa e in tensione, grazie anche ai simboli trovati nella casa e a qualche evento all’inizio inspiegabile. Ci sono scene in cui il lettore potrebbe avere timore, scene in cui potrebbe provare disgusto e tutte altre cose belle che un buon horror è in grado di dare.

Storia

La trama di per sé non è molto complicata. Abbiamo il protagonista, Eirik, che, morto suo zio, si ritrova padrone della Villa Biolcati e ci si trasferisce per vederla ed esaminarla. Ci sono delle voci su questa Casa Nera, voci che corrispondono a volte anche con gli incubi che Eirik ha.
Il protagonista si imbatte poi in dei simboli pagani all’interno della casa, simboli che circondano la struttura.
Abbiamo alcuni flashback che danno qualche indizio su quello che potrebbe nascondersi dentro la villa, ma principalmente la storia è lineare.

Personaggi

Già menzionato, Eirik Daminani è il protagonista quasi assoluto della storia. Lara, una vecchia conoscenza di Eirik, a volte veste i panni della coprotagonista, ma è solo per qualche scena. Il loro carattere comunque non sempre viene fuori: l’autrice sembra preferire dare più spazio all’atmosfera che alle personalità dei personaggi. Una scelta che di solito io non approvo, ma che qui aiuta più lettori a immedesimarsi tra le mura della Casa Nera.
Ci sono delle comparse come Nico e Pietro, utili per far capire al lettore cosa diavolo stia succedendo là dentro.

Stile

La lettura è molto scorrevole, anche se arricchita di metafore e similitudini. Queste tuttavia non distolgono l’attenzione del lettore dall’atmosfera che si va a creare, anzi: sono del tutto coerenti e spesso danno un aiuto alla densità del clima psicologico.
Se la struttura del romanzo rientra nello stile di scrittura, devo ammettere che qui mi sarei aspettato qualcosina in più (fatemela dire una cosa negativa). Come già detto, è molto lineare la lettura, ti porta da un punto A a un punto B, che può piacere o meno. Ma visto il potenziale, avrei preferito una struttura più complessa.

Conclusione

Credo che si sia ampiamente capito che il mio giudizio è positivo. Le ossa dei morti mi è piaciuto. Non per i personaggi e non per la struttura, forse nemmeno per la storia, ma per l’atmosfera che l’autrice ha saputo creare nella mia mente. La parola chiave di questa recensione è, appunto, atmosfera.

Alex Coman

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