Fantascienza Climate Fiction: consigli di lettura

Climate Fiction, ovvero quando non basta parlare di distopia o di apocalisse. Perchè in questo ennesimo sotto genere della fantascienza, siamo di fronte a scenari dove se è vero che spesso i protagonisti hanno a che fare con società in degrado e con ambientazioni al limite della sopravvivenza, è anche vero che i motivi per cui si è arrivati a tutto questo sono ben noti nella storia: i cambiamenti climatici.

La Climate Fiction dunque, è un genere abbastanza recente, che negli anni ha preso sempre più corpo proprio perchè la realtà stessa forniva (e fornisce) continui spunti per ambientazioni e storie futuribili (e a volte nemmeno troppo lontano nel tempo) in cui il clima ha dato una svolta (quasi sempre negativa) alla vita degli esseri umani sulla terra. Certo molte volte il confine è sfumato, visto che un peggioramento del clima può portare a guerre o pandemie (apocalisse) così come a dittature di varia natura (distopia), ma come detto, qua la sine qua non è appunto che sia conseguenza di un qualche cambiamento climatico. Potrebbero poi esserci scenari dove questo cambiamento, porta in qualche maniera anche a uno sviluppo positivo (utopia o solarpunk che sia), anche se sono molto poche le idee che hanno esplorato quella direzione.

Tante declinazioni possibili su questo argomento quindi, che ha già comunque alcuni grandi classici (pur non così datati). E noi come sempre vogliamo provare a dare qualche titolo alternativo, uscito proprio dalla produzione fantascientifica più recente.

Climate Fiction: i consigli di lettura

Prima di parlare delle opere più recenti, possiamo come sempre fare anche un passo indietro (ovviamente senza approfondire troppo la genesi del sotto genere, a cui rimandiamo la lettura di articoli dedicati), almeno fino a J.G. Ballard che nei primi anni sessanta pubblicò il suo “Il mondo sommerso” (immaginando proprio lo scioglimento delle calotte polari) e qualche anno dopo anche “Terra bruciata” (dove viceversa lo scenario era la scarsità d’acqua). Tutti argomenti tristemente profetici.

Sul finire del secolo scorso ci pensò invece Bruce Sterling con il suo “Atmosfera mortale” (1994) a riportare in auge il genere, mentre sempre di innalzamento dei mari si parla in “La ragazza meccanica” che valse il Nebula e l’Hugo a Paolo Bacigalupi (2009). E poi c’è quel “Solar” (2010) di Ian McEwan, che per quanto restio a definirsi autore di genere Scifi, anche questa volta ci mette di fronte proprio alla tematica tipica della climate fiction.  Ma siamo ormai entrati nell’ultima decade, e qua i titoli si fanno sempre più fitti.

TERRE SOMMERSE di Kassandra Montag (2020, HarperCollins)

Ci sono tutte le componenti della climate fiction in questo romanzo di Kassandra Montag che ci presenta non solo un mondo sommerso dalle acqua dove l’America è diventata una sorta di arcipelago, ma anche un forte storia d’amore di una madre alla ricerca di una delle sue due figlie perduta proprio durante la prima inondazione.

E così che Myra (la madre) e Pearl (la figlia) ci portano in giro insieme alla loro imbarcazione, viaggiando in un nuovo mondo con nuovi pericoli e una nuova concezione di vita (e di sopravvivenza). Un mondo dove la solitudine impera, ma forse ancora più terribile e l’incontro con le altre persone, per lo più pirati e gente da cui stare alla larga. Un’avventura difficile dove l’unica cosa a fare andare avanti è avere un’obiettivo, una speranza.

In questo caso, trovare in qualche modo la figlia Row.

DRY di Neal Shusterman (2020, Il Castoro)

Neal Shusterman è un abile scrittore anche molto prolifico, che ha sfornato un successo dietro l’altro negli ultimi anni e che si è cimentato spesso in sceneggiature e soggetti televisivi. Insomma un bravo divulgatore e fine intrattenitore. E lo si vede anche nei suoi libri, capaci di coinvolgere il lettore anche con argomenti molto diversi.

In questo caso il futuro scenario è dannatamente vicino e riguarda un lasso temporale abbastanza breve di una zona della bassa California, dove bastano pochi giorni di assenza d’acqua per far piombare la società in un caos totale.

Gli occhi sono quelli di alcuni giovanissimi protagonisti, travolti loro malgrado da una situazione che degenera sempre più velocemente e costretti a confrontarsi con una nuova società decisamente più violenta e con nuove regole che portano nuovi dominatori in un territorio dove una goccia d’acqua può significare la differenza tra vivere o morire.

LA CITTA DELL’ORCA di Sam J. Miller (2019, Zona42)

Ancora più ambizioso è il romanzo di Miller edito da Zona42. La città galleggiante di Qaanaaq è infatti figlia proprio dei cambiamenti climatici e delle relative guerre, ma rappresenta in qualche modo anche una possibile utopia sostenibile, con eco-tecnologie e intelligenze artificiali in aiuto.

Eppure anche in questo ultimo baluardo di civiltà rimasta, crescono le crepe di una società non altrettanto solidale, con le solite sproporzioni sociali che scatenano inevitabilmente contrasti e lotte intestine.

Ma insieme a questo racconto più sociale, c’è anche una grande componente fantastica e immaginifica in questo romanzo. La città dell’Orca è un romanzo che coglie lo spirito del tempo e lo trasmette al lettore in una storia appassionata e travolgente. In un mondo che vive le tragiche conseguenze del cambiamento climatico, che si interroga su identità di genere, corruzione politica e tecnologia fuori controllo, il romanzo di Sam J. Miller cerca una tenue speranza nel potere unificante della connessione umana.

NEW YORK 2140 di Kim Stanley Robinson (2017, Fanucci)

climate fiction fantascienzaKim Stanley Robinson non ha certo bisogno di tante presentazioni, essendo uno dei gli autori di maggior successo degli ultimi anni e che spesso ha utilizzato nei suoi romanzi argomenti inerenti alla climate fiction e alla sostenibilità ecologica. In questo “New Yors 2014” ci porta direttamente in un futuro dove il livello delle acque si è alzato a tal punto da sommergere buona parte di New York.

Una trasformazione radicale che però ha portato ad un “normale” adattamento delle attività, commerciali e sociali. Si è trasformata, così come i suoi problemi che ora hanno assunto una nuova forma e una nuova minaccia:

Ma la minaccia adesso sta giungendo dall’alto, dai programmatori, residenti temporanei sui tetti, la cui scomparsa darà avvio a una catena di eventi che influenzeranno per sempre l’esistenza dei newyorkesi e metteranno in pericolo le fondamenta della città stessa. Una visione distopica e audace di una New York postapocalittica che affronta le devastanti conseguenze del riscaldamento globale. Un’umanità che ha perso tanto, ma non la speranza.

IL CERVO DI HORN CREEK di Sarah K. Castle (2016, Future Fiction)

climate fictionLa stessa autrice Sarah K. Castle è geologo e scienziato ambientale e da sempre si occupa in prima persona proprio di associazioni ed enti che si occupano del controllo della qualità dell’aria, oltre che di monitoraggio per le varie discariche di rifiuti e la sopravvivenza delle foreste nazionali.

Per cui non stupisce se proprio al termine di questo romanzo, troviamo un saggio riguardante proprio i problemi relativi ai cambiamenti climatici e ambientali, con relative possibili conseguenze.

Durante il racconto infatti, ci troviamo a seguire una guardia forestale (Sue), che nel suo ultimo giro di controllo prima della meritata pensione si mette alla ricerca di un cervo che è convinta di aver visto nei suoi primi anni di attività. Un cervo molto particolare, dalle corna contorte e soprattutto con due grandi zanne.

Scritto con grande cura e conoscenza dei meccanismi di adattamento delle specie ai mutamenti ambientali, il racconto di Sarah K. Castle è un monito per il futuro, condotto attraverso due protagoniste che incarnano il passato e il presente della nostra umanità.

La Climate Fiction italiana

Ma tra gli esempi di climate fiction, non mancano certo diversi autori italiani che, anzi, propongono anche idee decisamente originali e interessanti a riguardo. Ecco alcuni esempi che potrebbero essere validi consigli di lettura per avvicinarsi al genere.

Qualcosa là fuori di Bruno Arpaia (2018, Guanda)

climate fictionUno degli esempi meglio riusciti è forse proprio questo romanzo “on the road” di Bruno Arpaia, che da buon scrittore mainstream utilizza il contesto della climate fiction per raccontarci un’Europa completamente trasformata ma anche un viaggio nell’animo umano più profondo.

Scarsità d’acqua, aumento della temperatura, ma anche scioglimento dei ghiacci e conseguente innalzamento dei mari, tanto che soltanto una parte dell’alta Europa (la Scandinavia) offre ormai le condizioni di vita ideali per la sopravvivenza. L’Italia ormai è una landa desertica dove la popolazione rimasta è continuamente in lotta per accaparrarsi le ultime risorse, e così per cercare di uscire da quell’inferno, alcuni gruppi di persone decidono di mettersi in viaggio verso il nord.

Una nuova rotta di migrazione, con tutti i problemi e gli approfittatori del caso. Oggi come in questo futuro apocalittico.

Un romanzo visionario e attualissimo, che ci fa vivere le estreme conseguenze del cambiamento climatico già in atto e realizza quel “ménage à trois” fra scienza, arte e filosofia che, come sosteneva Italo Calvino, costituisce la vocazione profonda della migliore letteratura italiana.

L’ultima bambina d’Europa di Francesco Aloe (2017, Alter Ego)

climate fictionIl riferimento a La strada di Cormac McCarthy è diretto (a proposito di questo capolavoro, se vi chiedete come mai non sia presente in questo articolo, la risposta è soltanto perchè in effetti non ci sono riferimenti diretti a un possibile cambiamento climatico, per cui risulta essere a tutti gli effetti un post apocalittico). Aloe ci porta infatti a spasso per un’Europa diventata quasi invivibile, questa volta però per il freddo intenso dovuto ai cambiamenti climatici.

Protagonista di questo viaggio, una famiglia composta da padre, madre (di nuovo incinta) e la loro figlioletta, che dovranno muoversi in mezzo non solo alle difficoltà del clima, ma anche e soprattutto evitando le violenze che ormai imperano sul territorio. Il tutto per raggiungere quella che è immaginata come “la terra dove ancora volano gli uccelli”, ovvero l’Africa.

Un’esodo al contrario quindi, con gli europei che si muovono in massa verso sud alla ricerca di nuove terre in cui vivere.

ATLANTIS di Andrea Micalone (2020, Piemme)

climate fictionPer un argomento così importante e delicato per il futuro del genere umano, non c’è niente di meglio che coinvolgere i giovani lettori. Ecco allora che questo “Atlantis” di Andrea Micalone si colloca certamente nel filone young adult, così come nel romance visto molto è incentrato sulla storia d’amore tra i due personaggi principali. Ma è anche di ambientazione fortemente climate fiction e distopica.

In un futuro in cui l’aria è irrespirabile ed è vietato ogni contatto fisico tra esseri umani, Rud frequenta la prestigiosa Accademia Aurora Consurgens. Tutti gli allievi vivono chiusi dentro cubicoli trasparenti e comunicano attraverso chat olografiche. Ad Atlantis, come nel resto del mondo conosciuto, gli uomini non hanno soltanto disimparato a usare la voce, ma anche l’alfabeto emotivo. Ed è per questo che Rud non riesce a capire cosa prova ogni volta che incrocia lo sguardo di Relin, la sua nuova compagna di classe. Quando una notte infrangono il grande divieto e si incontrano senza pareti divisorie tra loro, i due ragazzi daranno vita a una nuova Oscillazione, una terribile Singolarità che li costringerà prima alla fuga e poi a unirsi a un gruppo di ribelli, fino a scoprire la verità sulla loro storia e su ciò che davvero li unisce.

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