Recensione: All of us are dead su Netflix

Lettori e lettrici fantadistopici, bentrovati! Oggi vi parlo di una serie coreana che mi ha stupito e accattivato, di genere zombie ma con forti venature da racconto di formazione: “All of us are Dead” (in streaming su Netflix).

Vi dico solo, per introdurvi di cosa andremo a parlare, che un gruppo di studenti liceali è obbligato a passare da un individualismo esasperato alla cooperazione e al sacrificio per sopravvivere.

LA SERIE

Intitolata” All of us are Dead” (gennaio 2022, il titolo originale, tradotto letteralmente suona come Now at Our School),è una serie la cui prima stagione è in streaming sulla piattaforma Netflix. Tratta da un manga d’azione di Joo Dong-Geun, Now at Our School, appunto, scritta da Chun- Sung-Il per la regia di Lee Jae-Kyoo e Kim Nam-Su. Sembra creata ad hoc per far procedere quel periodo di grazia, o meglio, di accentuata felicità creativa del cinema e delle arti visive coreane dopo “The Train to Busan”, “The Parasite” e Squid Games. Ma questa volta ci sono gli zombi e mi è difficile restare imparziale e non far partire l’entusiasmo.

I dodici episodi, lunghi poco meno di un’ora l’uno, seguono le vicende di un gruppo di liceali e di molte delle loro famiglie dal momento in cui un esperimento, peraltro compiuto da un professore di scienze del liceo stesso, ha esiti devastanti e produce una vera e propria apocalisse zombi che travolge la scuola, la città e l’intera nazione.

RECENSIONE ALL OF US ARE DEAD


Se da un lato l’impianto narrativo è di tipo tradizionale, segmenti alternati che seguono lo svolgersi dell’azione dal punto di vista di tutta una serie di personaggi che si battono per restare vivi, con tanto di falsh back per dare prospettiva e profondità all’azione e ai personaggi stessi, i temi e le problematiche sono di eccezionale rilievo e non sempre così ben sviluppate come in questa serie. Dai temi del bullismo e delle relazioni familiari, alla riflessione sul potere e sulla sospensione delle libertà individuali, con connessioni al discorso politico e sociale legato alla recente pandemia, questa serie si pone, a mio parere, come un punto di riferimento eccezionale per il genere.

recensione all of us are dead



Non solo i personaggi sono sviluppati in modo completo e a tratti imprevedibile, con notevoli momenti poetici e di pathos da tragedia, ma le stesse tematiche sociali non fanno da sfondo o da sottotesto, s’inseriscono nella narrazione e l’arricchiscono con un dosaggio e una bravura davvero notevoli da parte di autori e sceneggiatori.

Come nella miglior tradizione narrativa di genere ci sono i buoni e i cattivi, coloro che amano e coloro che odiano, quelli che hanno paura e gl’impavidi: ne risulta un affresco della società di oggi un paese economicamente avanzato e tecnologicamente sviluppatissimo, ma proprio questi tratti, che rendono la Corea simile agli Stati Uniti e a certa Europa di cui tanto disperatamente l’Italia vuol far parte, sono quelli che rendono universali i sentimenti, le reazioni e i dilemmi dei protagonisti.
Una serie quindi tutta da vedere e rivedere, rapida, profonda, mai banale, sempre interessante al pari di certi libri che sono visti all’inizio come prodotti ben confezionati e che con il tempo vengono finalmente interpretati per ciò che sono, ovvero classici.

Alla prossima!

Roberto


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