Recensione Pristine: Il futuro intatto di Terrence Lo Verde

Salve gente fantascientifica e distopica. Pronti per essere proiettati verso un futuro perfetto, che così perfetto non è? Oggi parliamo di Pristine: Il futuro intatto di Terrence Lo Verde. Via con la trama:

Recensione "Pristine: Il futuro intatto" di Terrence Lo Verde

TRAMA

Ian è un ragazzo di provincia e osserva il mondo con rancore dalla finestra di casa. Ha perso molte cose negli ultimi anni, tra cui quella che incontra la notte nei suoi sogni e con la quale vuole disperatamente ricongiungersi: la sua amata Sofia.
Incubi, rimpianti e sensi di colpa lo ancorano a una vita di tristezza, finché non verrà involontariamente tirato fuori dalla sua monotona esistenza nichilista attraverso la “tana del coniglio” che collega il mondo onirico a un futuro post-apocalittico. Qui potrà vivere una seconda vita alternativa apparentemente perfetta ma macchiata da angoli bui su cui indagare.
Varcata la soglia dello spaziotempo scoprirà la realtà sulla vita di plastica che ha vissuto fino ad allora, riaprendo gli occhi in un mondo diverso: un futuro che non comprende in un corpo che non riconosce, circondato da estranei. Solo una persona familiare viene ritrovata: la sua dolce metà…che però non si chiama Sofia.

Pristine è un romanzo distopico post-apocalittico in cui lo strascico di un perduto amore fa da filo conduttore per guidare la trama attraverso i misteri di un mondo nuovo, apparentemente rinato dalle ceneri degli errori delle passate generazioni.

RECENSIONE Pristine: Il futuro intatto

WORDBUILDING

Parliamo di due vite, perché la prima, come potete capire anche dalla descrizione di sopra, è solo una simulazione, una fase onirica degli statici, come il nostro protagonista. Il mondo reale, la seconda vita, è una realtà post apocalittica dove l’umanità vive sotto la superficie terreste e ogni cosa viene gestita da un’intelligenza artificiale chiamata Sistema. Ogni membro di questa comunità è libero di fare quello che più vuole, nei limiti del possibile. Anche non scegliendo una professione, avrà comunque un sostentamento di base, ma solo dando il proprio contributo con un lavoro si potrà scegliere di avere una prole. Chi non lavora non ha diritto di figliare, in pratica.
Le coppie formate, rigorosamente maschio e femmina, sono tenute insieme anche da una sostanza chiamata Oxyt, che mantiene lo status di innamorati quasi perenne (ci sono dei periodi di pausa che il corpo umano deve prendersi da questa sostanza).

STORIA

È in questo contesto che si sveglia quindi il protagonista, con i ricordi di una vita simulata ancora ben impressi nella memoria, una vita piena di sofferenza, nonostante il rilascio di Oxyt nella simulazione.
Un elemento interessante è che la sua amata Sofia, la sua dolce metà nella simulazione è identica nell’aspetto fisico alla dottoressa incaricata di svegliarlo alla realtà.
Per il resto non esiste una vera e propria storia, se non nelle parti finali del libro. Metà del volume o quasi si concentra sul dialogo tra il protagonista e Alisia (la dottoressa incaricata del caso di Ian), dialogo che serve a mostrare il mondo nuovo e la società formatasi. Uno spiegone, in poche parole, che si palesa anche quelle uniche volte in cui il protagonista esce dalla sua stanza per vedere la nuova società.
La poca azione che c’è inizia troppo tardi, appunto verso la fine della lettura. Non posso parlarne senza peccare di spoiler.

PERSONAGGI

I personaggi, all’inizio del libro, sono pochi. Ian e Alisia, appunto. Quest’ultima è ben disegnata, almeno finché il libro non prende il via (verso la fine, lo ripeto); qui il personaggio di Alisia fa un’inversione di marcia che potrebbe anche risultare interessante, se non fosse così brusca.
Abbiamo anche Naresh, il personaggio meglio disegnato, coerente dall’inizio alla fine, anche nell’azione finale: un ingegnere pervertito che sfoga la sua sessualità su droidi umani, visto che gode di alcuni privilegi e che Sistema non permette il sesso se non nella coppia.
Non posso purtroppo parlare degli altri personaggi, appunto perché appaiono tutti all’improvviso, quando il lettore è ormai ambientato nello spiegone tra Ian, Alisia e Naresh. Quando l’azione finalmente parte, il lettore si ritrova con nuovi soggetti, che non ha avuto il tempo di conoscere, con cui non riesce a empatizzare.

STILE

Raccontato in prima persona singolare, al presente, dal punto di vista di Ian. La scorrevolezza non è il punto forte del libro. Ci sono tratti in cui mi sono chiesto dove volesse andare a parare, creandomi l’illusione di una certa suspense, ma per lo più la scrittura è lenta e imprecisa. Capisco tutte le difficoltà di un’autopubblicazione, ma in questo caso non me la sento di trovare scusanti: è fin troppo palese che il volume non ha subito un editing approfondito.
La prima cosa che il lettore nota è la punteggiatura sbagliata, cosa su cui di solito non mi soffermo mai.
Anche volendo parlare del macro e non del micro, il libro non migliora. A livello strutturale ci sono delle pecche, alcune già implicitamente menzionate.
Sono consapevole che qui gioca un ruolo fondamentale il gusto personale: ci sono sicuramente espressioni che mi hanno piacevolmente sorpresi, frasi metaforiche che ho adorato, ma sono piccole perle da scovare all’interno del volume.

CONCLUSIONE

Non voglio essere cattivo, ma ho faticato a leggere il libro. Forse non sono entrato in sintonia con l’autore o con la sua scrittura, forse avevo le aspettative troppo alte. Non lo so. Purtroppo, per quello che può valere, la mia valutazione è negativa.

Alex Coman

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