Recensione: Le guide del tramonto di Arthur C. Clarke

Fine del XX secolo: una razza aliena giunge sulla Terra. Gigantesche astronavi occupano i cieli del pianeta ma i Superni – così gli uomini chiamano i misteriosi visitatori che per decenni non si mostrano e limitano quanto più possibile i contatti – non hanno intenti bellicosi. Usano i loro straordinari poteri non per conquistare il nostro mondo, ma per imporre la fine di ogni ostilità. Tutte le risorse precedentemente destinate agli armamenti vengono così dirottate verso il progresso e inizia una vera Età dell’Oro. Un lungo periodo di pace e prosperità durante il quale però i Superni non consentono viaggi ed esplorazioni spaziali: «Le stelle non sono per l’uomo» avvertono. Solo Jan Rodricks, inquieto astrofisico, continua a chiedersi cosa ci sia oltre l’atmosfera e cerca un modo per aggirare il divieto. In tutta la narrazione fantascientifica di Arthur C. Clarke il tema di fondo è l’avventura della razza umana fra i misteriosi fondali dell’universo, l’enigma del nostro destino fra gli astri. Nelle “Guide del tramonto”, pubblicato originariamente nel 1953, particolarmente intensa e struggente risuona la nota metafisica, personificata da queste misteriose figure dall’aspetto di demoni giunte sulla Terra con un progetto più alto per l’umanità che non la mera sopravvivenza.

RECENSIONE

Il romanzo di Arthur C. Clarke, l’autore di 2001 Odissea nello spazio, è un grande classico della letteratura apocalittica. Ambientata alla fine del XX secolo immagina l’arrivo degli alieni, tuttavia la narrazione non indulge tanto sulla sorpresa, quanto piuttosto sul singolare comportamento dei Superni, così vengono chiamati (“overlords” nell’originale inglese), i quali per decenni infatti rifiutano di farsi vedere e mantengono i contatti tramite dei colloqui tra Karellen, l’alieno controllore generale e il segretario generale delle nazioni unite. Finalmente dopo cinquant’anni gli alieni si fanno vedere, ed ecco la sorpresa agghiacciante: hanno l’aspetto di grandi diavoli, con le ali e le corna sulla testa.


Liberata dalla guerra e ricondotta a una unica sovranità la terra si avvia intanto a un periodo di benessere, di ricchezza, di superamento di tutti i conflitti. Unica seria limitazione imposta dai superni: il divieto di viaggiare nel cosmo.
La narrazione si sviluppa attraverso varie fasi tra loro separate da molti decenni. Si narra allora di un astuto viaggiatore che riesce a infilarsi in una nave aliena e a far visita al pianeta d’origine dei Superni. Anche se non potrà tornare prima di ottanta anni terrestri.
Nella parte finale veniamo a conoscere le vicende di una famiglia che vive in una zona particolarmente felice del pianeta, l’isola chiamata Atene, dove sono esaltate le arti e la creatività. I due figli della coppia sembrano però manifestare nel tempo strane facoltà. Veniamo dunque a scoprire che i Superni conoscono il destino dell’umanità, ed è un destino tragico. Gli adulti sono segnati, solo i bambini che manifestano capacità paranormali avranno la possibilità di sopravvivere fondendosi in qualche modo con la Super Mente che è il vero signore di tutti, anche dei Superni. I quali lasceranno la terra ormai annientata, alla ricerca di altri luoghi e altre civiltà.

Il romanzo risale al 1953, ma sulla base di un racconto già uscito nel 1950. A detta di molti è il suo romanzo più bello, anche se oscurato nella fama da 2001 Odissea nello spazio per via della trasposizione cinematografica. Siamo veramente agli albori della fase della fantascienza americana centrata sulla conquista dello spazio ma contiene figure e situazioni che poi saranno ampiamente riprese da altri autori, sia nella letteratura che nel cinema. Ma la cosa che a me risulta più potente è la visione di cui l’autore riesce a farci testimoni: la visione di un destino comune all’intera umanità, non più divisa, ma unita quanto meno dall’appartenenza dell’umanità ad un destino cosmico più alto al quale non ci si può sottrarre. Il finale oscuro e tragico per l’umanità non è riscattato da nessun elemento positivo o di speranza. Certo alla fine il lettore non può che porsi le grandi domande della metafisica: perché esistiamo? Qual è il nostro destino? Qual è il nostro rapporto con l’Universo. Clarke non ha la pretesa di rispondere, e forse le risposte semplicemente non esistono, ma questo è un altro tema, però ci mostra attraverso la narrazione che un destino comune all’universo esiste e l’umanità ne è parte, sta a noi scoprire quale sia.
Un’ultima considerazione. Clarke oltre che scrittore è scienziato e tecnico, tuttavia qui ci fa vedere in azione forze che la scienza non conosce e non sa comprendere. Ancora senza pretendere di dare risposte impossibili, ci fa intravedere un mondo di cui appena riusciamo a sfiorare la realtà: l’energia misteriosa del pensiero quando esso si articoli in una pluralità, quando si elevi dalla semplice individualità personale. I fanciulli speciali che appaiono alla fine del libro, infatti, hanno perso ogni individualità e sono diventati parte di una energia più alta in grado però di modificare la gravità della terra, di spostare l’assetto della Luna e via dicendo.

STEFANO ZAMPIERI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *