Recensione Cthulhu Babe di Fabrizio Di Filippo

Cthulhu Babe di Fabrizio Di Filippo è un racconto lungo uscito a febbraio 2023 nella collana Dystopica di Delos Digital.

Ho voluto leggerlo incuriosita dalla declinazione tutta italiana del passaggio del dio blasfemo creato da quel genio di Lovecraft.

Trama Cthulhu Babe

E, infatti, lo scenario immaginato da Fabrizio Di Filippo è quello di un mondo profondamente segnato dal passaggio di Cthulhu sul nostro pianeta avvenuto 10 anni prima rispetto ai fatti narrati in Cthulhu Babe.

“La presenza di Cthulhu sul pianeta Terra era durata appena quattro minuti e ventisette secondi. Gli effetti sui superstiti, però, non si erano mai dispersi. E nessuno era in grado di prevedere quanto ancora sarebbero durati.”

L’ambientazione è la Roma del 2059, protagonista della storia è Serena Torres, un’investigatrice che sta cercando un ragazzo scomparso. Ma nel fatiscente appartamento del Quadraro dove spera di trovare perlomeno delle tracce l’attende “una minaccia che protende i tentacoli sul passato e sul futuro”.

L’Italia, come il resto del mondo, è succube dell’invasione dei baby-C, “mostri-piovre” comparsi dopo la venuta di Cthulhu.

Ma sono veramente loro i nemici? Il mondo è diviso tra chi li accetta e li protegge e chi lotta per ucciderli e…

Recensione Cthulhu Babe

Cthulhu Babe è un racconto in cui azione e tensione si succedono con un ritmo che ti porta velocemente alla fine. La scrittura è fluida e accattivante.

Il passaggio di Cthulhu ha mietuto vittime ma soprattutto ha influito sulla psiche di tutta l’umanità.

“Qualcuno l’aveva afferrata e aveva capovolto la sua mente, portando all’esterno ciò che stava dentro e all’interno ciò che stava fuori. I pensieri, i sentimenti, l’autocoscienza, non più contenuti da un involucro corporeo, erano rimasti esposti all’assalto del mondo fisico…”

Proprio per questo sconvolgimento psicologico le persone usano delle skin per uscire in pubblico, spesso diverse e comunque rappresentative dello stato d’animo del giorno o che reputano più consone per ciò che si deve fare o le persone da incontrare. In molti casi invece le persone si affezionano a una maschera in particolare e la usano “come un surrogato del volto, un modo per sentirsi protetti dal terrore che il mondo esterno suscitava”.

Più o meno come nella realtà odierna, non trovate?

Ho trovato molto interessante l’aspetto psicologico e sociologico ed è da questa osservazione che nasce la mia unica “critica”.

Una distopia, dove gli uomini sono costretti a mascherarsi per uscire, dove l’invasione dei “piccoli” Cthulhu ha causato reazioni molto simili alle discriminazioni dei cosiddetti “diversi” della nostra attualità, per non parlare della mancata cittadinanza italiana della protagonista (pur essendo nata in Italia), avrebbe avuto bisogno di uno sviluppo più esteso ed articolato.

A meno che l’autore non abbia già in mente qualche altra avventura per la sua detective, Serena Torres!

Comunque, consigliato!

Debora Donadel

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