Recensione La città dei dissonanti di Maico Morellini

Edito da Delos Digital (no, non è la mia casa editrice, è un improbabile caso di omonimia) La città dei dissonanti è un distopico di alta classe. Una lenta immersione in un’Italia diversa da quella che conosciamo.

TRAMA

Cosa hanno in comune l’arrivo di strani pazienti all’Aequum Examen, clinica psichiatrica nella Necropoli reggiana, e la scomparsa di alcuni tecnici aemiliani nel cuore della Palude Aral? Niente, almeno in apparenza. Ma lo psicologo Enea Reichlin e la giornalista Tessa Aijdic scopriranno che non è così, che i tentacoli oscuri di Polis Aemilia nascondono un terribile segreto. Un segreto che ha a che fare con la città dei Dissonanti.

RECENSIONE

La storia segue le vicende di due protagonisti principali, due persone diverse che il destino farà convogliare verso un unica meta. Enea Reichlin, uno psicologo, e Tessa Aijdic una giornalista con il coraggio di andare dove nessuno vuole. Un uomo mite e una donna forte, un personaggio riflessivo e uno determinato, che si fanno strada tra i misteri di Polis Amelia.

Polis Aemilia, la gigantesca città stato che sorge nel cuore dell’Italia e che ingloba Reggio Emilia (Nercropoli), Modena (Polis) e Bologna (Acropoli), è la più grande menzogna utopica costruita dall’uomo. Un centro di eccellenza e di sfavillante meraviglia che sorge tra la desolazione dei cambiamenti climatici, che ostenta e richiama gli sfarzi dell’antica Grecia così come altri dittature si ispiravano all’epoca romana. Un luogo meraviglioso per chi rispetta le regole, per chi non fa domande e che non tenta di scoprire a su cosa è stata fondata la città.

Trattandosi di una storia investigativa non mi dilungo troppo con la trama per non svelarvi nulla. Il testo ha un primo, corposo, 30% di creazione del mondo. Un centinaio di pagine in cui vengono presentati i personaggi e il contesto in cui si muovono. Li vediamo in una quotidianità che puzza di bruciato, camminano tra luci e ombre e solo con il proseguo della storia iniziamo a comprendere il loro posto nel puzzle creato dall’autore.

Con un incedere lento, carezzevole, il narrato si mescola alle immagini sullo sfondo. La Necropoli profuma di terra smossa e di umidità, la Polis sopravvive all’ombra di un Acropoli che brilla e che inganna come una fiamma con le falene. Ogni elemento richiama echi antichi e li ricopre con una falsa utopia moderna, generando un senso di appartenenza forte al luogo in cui tutto si svolge.

L’ambientazione è il punto forte di questo testo, è viva e precisa come una fotografia. I dettagli si alternano in un caleidoscopio di colori e ombre, di luoghi infausti e splendidi. E’ un terzo protagonista, che affianca Enea nel suo passeggiare tra la Necropoli o Tessa nelle sue ricerca della verità. E’ il trickster del romanzo, muta forma e atteggiamento a seconda del suo umore, fa emergere emozioni e porta tutta la desolazione sulle sue spalle.

Preciso e accurato, Maico Morellini scandisce il ritmo narrativo alternando dialoghi rubati alla quotidianità con dettagli e situazioni che lentamente si incasellano nell’enorme puzzle della trama.

Polis Aemilia è un romanzo autoconclusivo, che può essere letto indipendentemente da Il Re Nero e che vi trascinerà in un mondo nuovo, straniante, e ricco di personaggi particolari. Tra tutti, per il mio gusto, Thomas è sicuramente quello più interessante. Ha quel mistero ombroso di chi sa troppo, di chi ha visto cose che non se la sente di raccontare e osserva i resto del mondo quasi con compassione.

Un bel romanzo. Forse un po’ troppo pulito per i miei gusti, ma sicuramente molto ben costruito.

Se avete già letto La città dei dissonanti, allora vi consiglio un’altra opera dello stesso autore La locanda dei sopravvissuti.

A presto.

Delos

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