Recensione Coscienza di Teresa Colom

TRAMA

In un futuro prossimo stravolto da una catastrofe ecologica, un’umanità sull’orlo dell’estinzione si affida al sogno dell’immortalità digitale. Aziende all’avanguardia offrono un servizio di neurotrapasso della coscienza nei loro sistemi informatici, e quando Laura Verns scopre di avere un tumore terminale decide di rinascere come “vita di continuità”. Ma, vent’anni dopo la sua morte fisica, qualcosa minaccia la sua esistenza e la costringe a indagare i suoi ricordi per salvare se stessa e scoprire la vera natura della sua condizione post-umana.
Il primo, avvincente romanzo di Teresa Colom è una corsa contro il tempo, un conto alla rovescia che svela al lettore il mondo annunciato dai metaversi e dalle speculazioni filosofiche e scientifiche contemporanee. Ma Coscienza è anche una storia intimista di corpi, anime e memorie che si perdono e ritrovano, una ricerca di ciò che in noi è autentico e in ogni epoca, su qualsiasi supporto, ci rende umani.

RECENSIONE

Cari amici di LDFO, se mi state leggendo è perché – come la sottoscritta – amate la distopia e siete sempre a caccia di nuovi spunti letterari perciò eccovi accontentati, ho il piacere di parlarvi disamina di un romanzo veramente peculiare.

Teresa Colom è una poetessa catalana, conosciutissima e pluripremiata in patria proprio per la sua produzione poetica.
Coscienza è il suo romanzo d’esordio, un testo “aspro” ma stilisticamente controllato che ne segna il debutto nel mondo della narrativa di genere con una storia in chiave distopica. Giunge in Italia grazie alla casa editrice Aguaplano e tradotto dal catalano da Marco Paone.

Siamo nel 2090 e il mondo vive le conseguenze di un cataclisma che ha sconvolto l’ordine delle cose e vede la società risorgere lentamente dalle sue ceneri, ancora provata. Un manipolo di potenti senza scrupoli domina “la vita dopo la morte”, creando nella popolazione una nuova esigenza per cui si è disposti a tutto: le vite di continuità; vale a dire che le menti dei defunti possono essere trasferite in una coscienza digitale – in una sorta di dissociazione tra corpo e mente – così da ottenere una parvenza di “eternità”.
Si può comprare l’immortalità per un tempo indefinito ovvero fintanto che le risorse economiche del consumatore lo consentono.

Alla gente non importava come sarebbe stata la vita eterna, ma che quella vita eterna esisteva.

Con Laura Verns, la nostra protagonista, siamo già all’interno di un sistema in cui quest’oligopolio è ben congegnato e funziona, ottenendo sempre più consensi. Lei stessa ha compilato tutti i moduli necessari e, alla sua morte, la sua mente è sopravvissuta al corpo ed è stata processata all’interno di quella realtà digitalizzata. Tuttavia, vent’anni dopo, un’anomalia sembra compromettere la sua idilliaca permanenza virtuale… L’autrice ci lancia così all’interno di un mistero da sbrogliare.


La narrazione viaggia, in maniera trascinante, su due binari in un alternarsi di salti temporali: il presente che vede la donna passare al setaccio i suoi ricordi – puntando, quindi, sulla valorizzazione della psiche della protagonista – e il passato, con tutte le nozioni del caso che hanno facilitato l’avvento delle vite di continuità.
Non vengono lesinati dettagli sulla costruzione del worldbuilding, eppure, se ciò da un lato apporta maggiore autenticità all’esposto e una panoramica più ampia del mondo futurista in cui ci troviamo – un mondo influenzato da questa tecnologia all’avanguardia e imperniata su un aldilà artificiale fatto, sostanzialmente, di codici di programmazione e costruito ad hoc – dall’altro va a rallentare la cadenza di lettura perché siamo sovraccaricati da una mole considerevole di minuzie e spiegazioni.
Il titolo che campeggia in copertina ha, quindi, una doppia valenza, innanzitutto, rappresenta la cosiddetta chiave di volta che può condurre alla risoluzione dell’indagine di Laura e, in secondo luogo, esprime il tema portante del romanzo stesso poiché fa riferimento alle coscienze contenute in questo impalpabile database; ragione per cui mi ha richiamato alla memoria l’episodio San Junipero della fortunata serie televisiva Black Mirror che si fonda proprio sul concetto di una banca dati abitata da “fantasmi” e che funge quasi da placebo per attenuare l’atavico timore della morte.
Fomentati dall’impronta fantascientifica e abilmente celati nel testo, l’autrice si fa foriera di dilemmi etici, offre riflessioni che possono essere contestualizzate ai giorni nostri gettando uno sguardo lucido sulla paura di morire e sull’esistenza o meno di un aldilà.
Teresa Colom è un talento emergente che ha dato prova di grande intuizione stilando un romanzo sulla condizione umana e dal forte senso del perturbante.

Elisa R

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