Recensione Bodies

Bodies è una mini serie prodotta e distribuita da Netflix, ispirata all’omonima graphic novel di Si Spencer edita da Dc Vertigo. Un giallo investigativo che attraversa quattro epoche per arrivare a un futuro distopico.

TRAMA

Londra. Quattro detective, quattro epoche storiche differenti e un unico cadavere. Un mistero che attraversa i decenni per raccontare gli eventi che hanno creato un futuro in cui tutti si sentono amati.

RECENSIONE di BODIES

Bodies è una serie britannica che si sviluppa in quattro epoche storiche, in ognuna delle quali il protagonista è un o una detective londinese che deve indagare su un cadavere rinvenuto nudo in un vicolo del quartiere di Whitechapel. Un mistero che non è figlio del caso o architettato da un omicida imitatore, il cadavere rinvenuto è sempre lo stesso. Sempre lo stesso uomo.

All’inizio la serie ci presenta uno scenario che conduce a molte strade e che mescola i viaggi nel tempo a un giallo investigativo alla Sherlock Holmes, in cui le intuizioni e l’indagine vincono sopra la logica scientifica. Con il passare degli episodi la trama tende ad allinearsi e tutto riconduce a una breve serie di eventi concatenati che dal 1890 poteranno alla creazione di un futuro totalitario.

Un mistero non troppo difficile da svelare e che negli otto episodi della serie viene arricchito dalle storie personali dei protagonisti. Hillinghead, Whiteman, Shahara Hasan e Maplewood sono chiamati a risolvere il caso senza sapere di essere pedine nel grande piano che ha portato alla morte dell’uomo su cui stanno indagando.

Bodies è una serie sui viaggi del tempo entry level. Semplice, lineare e con una giusta dose di approfondimento umano può piacere anche a chi guarda la fantascienza con riluttanza. Il giallo investigativo su cui ruota la serie è semplice e non richiede sforzi per comprendere il finale. Nel complesso è un prodotto adatto a tutti, con la giusta dose di fantasia, di temi sociali e di emozioni.

La fotografia della serie è stata curata molto bene, i colori e le atmosfere cambiano a seconda dell’epoca storica, così come i rumori di sottofondo e il tono con cui la gente parla. I dettagli d’ambiente e le atmosfere sono ben curate, ogni personaggio riesce a farsi amare e a raccontare la propria storia senza dover ricorrere a tediosi flashback o monologhi strappalacrime. Paul Tomalin, lo sceneggiatore, crea nei primi quattro episodi un’aspettativa alta, che però viene a mancare nella conclusione della serie.

Oltre a una pesantezza eccessiva che permea la recitazione, lo dico avendo visto tutta la serie in un unico colpo, la trama ha delle piccole forzature che ne allungano il brodo più del dovuto. Forse otto episodi sono troppi per raccontare una storia che già al quarto ha detto quasi tutto e che si conclude in maniera abbastanza prevedibile.

Nel complesso Bodies non è male, gioca bene con il paradosso del predestinato e spinge il pubblico a voler vedere come va a finire ma, per la mia modesta opinione, è la recitazione dei protagonisti a tenere in piedi la serie. Sono loro a rendere tutto interessante, non la trama.

A presto.

Delos

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