Recensione: “Distòpia”.

Recensione

Ci sono libri che acquistano un’importanza speciale al di là del loro contenuto. È il caso sicuramente di questo Millemondi Urania dal titolo Distòpia. Un’antologia imperdibile per chi frequenta il mondo della letteratura distopica, ma assolutamente piacevole per qualsiasi lettore curioso.
Il volume raccoglie ben tredici racconti inediti di autori diversi per un totale di oltre quattrocento pagine. Certo, inevitabilmente ogni lettore, anche in funzione dei propri gusti, troverà alti e bassi, ma in generale il livello di qualità è decisamente alto e soprattutto vi si percepisce una maturità raggiunta dal genere, sia dal punto di vista delle storie sia da quello dello stile, ora più diretto, ora più involuto fino al formidabile pastiche linguistico di Seocrazia di Andrea Viscusi, ora più colto, ora più tradizionale, sempre tuttavia ben aderente alle trame e alle ambientazioni. Un’osservazione, questa, che viene più facile dal momento che, ed è il primo elemento di eccezionalità, tutti gli autori sono italiani, e dimostrano di essere perfettamente a loro agio in questo campo, senza mostrare alcuna soggezione o senso di inferiorità rispetto ai tradizionali autori d’oltreoceano.
Una seconda osservazione che alla fine della lettura non può sfuggire è che oltre la metà degli autori selezionati dall’ottimo curatore Franco Forte, sono donne. E non è affatto una questione marginale, la presenza femminile tra le protagoniste dà un tono del tutto particolare a molte narrazioni finalmente sottratte allo stereotipo dell’eroico protagonista maschile. E forse aiuta a introdurre tematiche meno scontate, come quella dell’ossessiva cura per l’aspetto estetico come condizione per la realizzazione personale, magnificamente interpretata da Linda De Santi in Negli occhi di chi comanda.
Le tematiche dei tredici racconti sono diverse ovviamente, ma si coglie quasi come un motivo ricorrente il dramma percepito del controllo estremo, di questo Grande Fratello virtuale che ci segue ovunque, offrendo servizi straordinari ma allo stesso tempo imponendo scelte e valori. In generale, ed è un osservazione che lasciamo ai lettori del futuro, una antologia distopica del 2020 non può fare a meno di rilevare il pericolo che il mondo virtuale comporta per il nostro futuro, e quindi per il nostro presente. Il pericolo di annientare ogni diversità e quasi sovrapporsi alla materia umana per sostituirla come nello splendido Cogito ergo sum di Valeria Barbera.
Non proverò nemmeno a fare una graduatoria personale dei racconti, anche se non nascondo che qualcuno mi ha veramente colpito per l’originalità del tema come Facciamo venerdì di Caterina Mortillaro e La fredda guerra dei mondi di Valerio Evangelisti, o per la ricchissima ambientazione, come in Ninfe sbranate di Francesca Cavallero. Ognuno troverà il proprio gioiello e la varietà aiuterà i lettori nella scelta.
Da segnalare in coda al volume un saggio interessante di Carmine Treanni, Mappe della distopia, che offre una utile ricostruzione panoramica della letteratura utopica e distopica da Platone al Cyberpunk, alle distopie Young Adult.
Un’ultima osservazione per riprendere la battuta iniziale: questo volume rappresenta sicuramente una pietra miliare nella storia della letteratura distopica in Italia, perché dalla principale collana italiana di fantascienza ricava certamente un riconoscimento di raggiunta maturità e un diritto di presenza che la sottrae all’oscurità e alla marginalità del “sottogenere” per attribuirle piuttosto una dignità di prospettiva letteraria capace di porre davvero le domande essenziali all’oggi proiettandolo sul domani.

Una sola domanda, in chiusura: perché mai scrivere il termine distopia con un improbabile accento sulla o?

STEFANO ZAMPIERI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *