Recensione: “Nostri amici da Frolix 8” di Philip K. Dick.



Se c’è una caratteristica costante dei romanzi di Philip Dick è che sono imprevedibili, qualsiasi vicenda vi si racconti si espone alle più complicate variazioni, fuori di ogni luogo comune narrativo e spesso anche fuori dei confini di genere. Così è anche in questo romanzo tutto centrato su un protagonista antieroico, Nick Appleton, che sogna soltanto un avvenire migliore per suo figlio in un mondo profondamente corrotto, diviso tra gli Uomini Nuovi che hanno diritto ai posti di comando e gli Uomini Vecchi cui spetta solo il destino della subalternità. Fra i primi si annoverano mutanti, telepati, precog, informatici, cervelloni con una testa enorme sulle spalle.
Alla vicenda famigliare di Nick si sovrappone inaspettatamente tutt’altra storia, quella di Thors Provoni, un eroe partito dalla terra verso lo spazio profondo per cercare aiuto e che dopo molto tempo si accinge a tornare in compagnia di un essere alieno proveniente dal pianeta Frolix 8, una sorta di ectoplasma privo di forma che avvolge la navicella, ma con il quale si svolgono interessanti conversazioni. Non sono ben chiare le intenzioni di Provoni e dell’amico alieno, ma è certo che sulla terra il suo ritorno è temuto dalle autorità e atteso come un evento messianico dall’opposizione, gli Uomini Nascosti che si oppongono al sistema e che, a rischio della propria vita, diffondono materiale propagandistico.
Nick si trova coinvolto al punto da lasciare moglie e figlio, che scompaiono dalla narrazione, per seguire le sorti di una ragazzina incontenibile di cui si è invaghito e che diffonde materiale propagandistico clandestino a sostegno di Provoni.
Nonostante i tentativi di annientamento messi in campo dal Governo, Provoni e l’alieno riescono ad atterrare a Central Park. Protetto dall’alieno che oscura le menti degli Uomini Nuovi con un’onda telepatica, Provoni può così attuare il suo piano di impadronirsi del potere.
Dick lascia il finale aperto, possiamo solo immaginare il seguito. Al lettore resta il gusto tipico delle sue narrazioni : un conflitto tra i detentori dell’ordine e coloro che invece vorrebbero uscire da ogni vincolo e da ogni regola, uno scontro che non trova mai una composizione certa, ma che resta sempre nell’aria come irrisolto e forse irrisolvibile. Tuttavia qui comincia ad apparire quella oscura tensione mistica che porterà alla trilogia finale di Valis. Inutile negarlo, l’alieno di Frolix 8 ha giù l’aspetto di una divinità onnipotente e indecifrabile, e Provoni alla fine sembra esserne soltanto un profeta.

LA CITAZIONE

” «Lo credo? So che che è vero; Dio è vivo; quella carcassa che hanno trovato nello spazio esterno alcuni anni fa, quello non era Dio. Non si trova Dio in simili circostanze, è un modo di pensare da Medioevo. Lo sai dove si può trovare lo Spirito Santo? Non è fuori nello spazio…diavolo, lo ha creato lui lo spazio. È qui.» Si indicò il petto. “

STEFANO ZAMPIERI

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