Recensione: “L’uomo delle ombre”

TRAMA

Il detective privato John Henry Nyquist è al suo ultimo caso: deve rintracciare l’adolescente Eleanor Bale, figlia del magnate della cronologia Patrick Bale. A complicare le cose interviene un serial killer, una figura sfuggente soprannominata Quicksilver che, in qualche modo, riesce a uccidere in pubblico senza testimoni. Ma la complessità è parte integrante del vivere nelle città gemelle di Dayzone e Nocturna, dove la luce eterna e la notte perpetua dominano, e in Dusk, la terra di nessuno che le separa, in un mondo in cui gli abitanti possono scegliere tra un numero qualsiasi di linee temporali, impostando i loro orologi di conseguenza. Mentre il tempo sta, letteralmente, finendo. Noir fantascientifico, “L’uomo delle ombre” è il primo capitolo di una quadrilogia dedicata al personaggio di John Nyquist.

RECENSIONE

La realtà editoriale della 451 sta portando in Italia testi davvero niente male e oggi vi presento “L’uomo delle ombre” di Jeff Noon – la cui traduzione è stata affidata a Valerio Stivé – primo volume di una tetralogia che vede protagonista il detective John Nyquist.


Chi è Nyquist? Sul suo passato, attraverso dei brevi accenni, si scoprirà qualcosa andando avanti nella lettura, ma principalmente ci viene presentato come un detective che preferisce lavorare da solo e ha un rapporto controverso con la società; è un tipo abbastanza taciturno, dall’aspetto trasandato, tuttavia svolge il suo lavoro con grande scrupolosità e appena fiuta una traccia non esita a gettarsi a capofitto nelle indagini.


In questo primo libro viene assoldato da Patrick Bale, pezzo grosso dell’industria del Tempo, per ritrovare sua figlia Eleanor scomparsa da alcuni giorni.
Ciò che Nyquist non aveva messo in conto è quanto questo caso avrebbe richiesto il suo totale coinvolgimento, ma soprattutto quanto sarebbe stato intricato da risolvere – il tutto presentatoci in un drammatico crescendo di eventi – a tal punto da mettere in pericolo la sua stessa vita.
Intanto in città un serial killer “invisibile” – che si fa chiamare Mercurio – semina il terrore tra gli abitanti.

Diurno: la città degli orologi, milioni di milioni di orologi, ognuno a scandire un orario diverso. Dove sarà il tuo posto? Quando lo troverai? Ora…

L’uomo delle ombre” è un noir sperimentale in chiave futuristica che strizza l’occhio al new weird e al pulp in cui l’autore sovverte alcuni dei soliti cliché di genere, offrendo al lettore, una prosa asciutta e affilata di cui il punto di forza è senza dubbio il worldbuilding: l’intero romanzo verte sulla peculiarità di Diurno e Nocturna, due città speculari: la prima pullula di un perpetuo chiarore artificiale, l’oscurità è stata letteralmente bandita e il suono che echeggia per le strade è quello dell’elettricità che l’attraversa; la seconda, invece, è avvolta dalle tenebre e ci si orienta per mezzo di costellazioni create ad hoc dall’uomo. Tra le due città ve n’è una terza che fa da spartiacque, posta alla periferia di entrambe, chiamata Crepuscolo e coperta da una densa coltre di nebbia che via via guadagna terreno.
I punti di contatto con China Miéville si sprecano, a partire già dallo scenario post-apocalittico di due città in cui si avvicendano giorno, notte e crepuscolo, luci, ombre e mezzi toni.

L’aspetto fantascientifico non è marcato, accostata a elementi che troviamo nei giorni nostri la super tecnologia che Noon ci propone è legata principalmente alla cronestesia: gli abitanti non seguono il consueto ritmo circadiano, a loro basta regolare le lancette dell’orologio per personalizzare e adattarsi alla linea temporale che più si preferisce ed è possibile muoversi attraversandone più di una. Lo stesso Patrick Bale ha fondato il suo impero economico mercificando il tempo.
Tuttavia questo concetto della frammentazione del tempo a Diurna, che è portante ai fini dell’intreccio, trovo non sia stato sviscerato come realmente meritava di essere.


Jeff Noon riesce a tenere alto il livello di pathos spronandoti, quindi, a proseguire la lettura, possiede uno stile immediato di cui si è servito per comporre una trama avvincente in cui fantascienza e detective story danno vita a una combo pazzesca; anche con lo sviluppo della psicologia dei personaggi se la cava discretamente presentando un intreccio di vite sfilacciate dove amore, disaccordo e interessi personali la fanno da padrone, Nyquist è l’indiscusso protagonista e non è ritratto come l’emblema della prodezza e della perfezione, tutt’altro, l’autore ne sottolinea il suo senso dell’etica e della morale incerto, punta i riflettori sui difetti che lo caratterizzano così da risultare ai nostri occhi più umano e autentico.
Le ombre citate nel titolo sono così consistenti che quasi mi son rimaste addosso, si percepisce proprio sulla pelle un forte senso del perturbante. Io stessa mi sono persa negli anfratti labirintici di queste città.

PS: Se vi incuriosisce la dualità luce-buio a carattere fantascientifico vi consiglio anche di leggere “Dark Star” di Oliver Langmead. (trovate il mio commento sul blog)

Elisa R

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