Recensione Matrix di Lauren Groff

Un titolo che, per motivi diversi, non poteva essere più azzeccato: parlo di Matrix, l’ultimo libro di Lauren Groff, edito Bompiani.

Vi sembrerà strano leggere la recensione di un libro di questo tipo nel nostro sito. Di primo acchito, infatti, sembra un romanzo storico e se andate a cercare qualche informazione sulla trama troverete quasi ovunque la parola utopia. Neanche un accenno alla distopia, figurarsi alla fantascienza!

E invece…

Trama

Inghilterra, Dodicesimo secolo. Marie, bandita dalla corte della regina Eleonora d’Aquitania, che ama di un amore ardente, è una ragazza sola, figlia illegittima di re, inutilmente colta, inutilmente appassionata, destinata com’è a una vita di clausura in un’abbazia che ha conosciuto giorni migliori, abitata da un piccolo popolo di donne inacidite dalla segregazione, dispettose, anche solo vecchissime.

Però Marie riconosce in quell’enclave isolata, così importante per l’economia del contado, una possibilità di crescita, di potere, anche. E così prende le redini di un’impresa tutta da costruire che la porterà a scivolare in silenzio fuori dal raggio autoritario del clero locale, verso un’indipendenza di spirito e di azione destinata a trasformare l’abbazia in un cuore pulsante di energie, fervido di progetti, illuminato, vivo, in cui ogni donna ha il suo posto e la sua occasione di brillare.

Ma da fuori premono l’invidia, le chiacchiere, la curiosità morbosa per quell’Utopia prima del tempo, tutta al femminile; e la badessa Marie è la prima a rendersi conto che libertà di pensiero e controllo della comunità sono a tratti inconciliabili, che il potere si conquista e si mantiene a caro prezzo, che le passioni, di qualunque tipo, sono pericolose.

Recensione Matrix

recensione Matrix Lauren Groff

Amo i libri che mi solleticano la curiosità, quelli che mi fanno venir voglia di cercare, di saperne di più, di leggerne altri. In questo, la prima domanda che mi ha assillato è stata: “Ma questa Marie è esistita veramente?”

Ni! Lauren Groff si è ispirata a Marie de France, considerata la prima voce femminile della letteratura francese ma della quale non si sa praticamente nulla se non che è nata in Francia e che è vissuta in ambienti molto vicini alla corte di re Enrico II d’Inghilterra.

Ma tutto ciò è desunto solo dai suoi scritti. In realtà non si conosce altro che il suo nome. Tra le varie identità presunte, la Groff, riconosce quella che la vuole sorellastra di re Enrico II, entrata molto giovane in convento e diventata poi badessa.

La seconda domanda è stata: “Perché Matrix?”

Matrix, dicevo, è un titolo geniale per questo romanzo! Inutile dire che, a noi fantascientisti, il pensiero va immediatamente a Neo e al mondo simulato creato da Andy e Larry Wachowski. E in effetti la Marie della Groff è anch’essa un’eletta! O meglio si elegge da sola ed è un’eroina di un mondo a sé stante che ella stessa crea. Lo fa in nome della santità ma non si fa scrupoli a usare la violenza, a scendere a compromessi, a sacrificare vite umane.

E questo è un nodo centrale nel libro: non vi è anche nella più grande bontà il peccato della vanità? Nel bene supremo il male assoluto? E da questa, naturalmente, sorge un’altra domanda: un mondo di sole donne è un’utopia o una distopia?

“Nulla è più o bianco o nero, nulla è più in conflitto con nulla. Bene e male convivono; buio e luce. Non esistono contraddizioni, tutto è vero. Il mondo nasconde dentro di sé il palpito di un grande terrore. Il mondo è estatico nel profondo.”
“Altri mille anni e gli umani avranno la testa vuota come le vacche che ruminano nei campi. Marie vorrebbe aver vissuto insieme ai grandi delle generazioni precedenti. Avrebbe trovato persone come lei in quell’era. Non si sarebbe sentita tanto sola.”

Un’altra curiosità che è nata in me leggendo è stata quella di approfondire la figura dell’autrice. Quanto coincide il punto di vista di Marie con il suo? Questo è un romanzo che parla di femminismo, di femminismo estremo, direi. La proiezione del modello dell’abbazia di Marie nel suo ma anche nel nostro futuro è pura fantascienza. Un mondo che esclude del tutto il genere maschile, donne che bastano a sé stesse in tutto e per tutto. O che, al limite, usano gli uomini solo per i propri scopi… (oddio, mi ricorda qualcosa…).

È per questo che quando ho riflettuto sul genere di questo romanzo ho pensato all’ucronia: se questo mondo è impensabile oggi, figuriamoci come poteva esserlo nel dodicesimo secolo!

Lauren Groff ha saputo usare le atmosfere medievali, il buio e l’inquietudine, la crudeltà agghiacciante della realtà, per trasportare il lettore in un universo straniante, onirico, eppure, in molti tratti, ahimè, molto vicino al nostro presente.  Quella contemporaneità dove ogni donna deve scontrarsi con la dura realtà che le sta attorno e combattere per i propri diritti.

“Il luogo è stato saccheggiato e devastato, le suore stuprate, e nei terreni paludosi dei dintorni vengono ancora ritrovati scheletri con le rune tatuate così in profondità da lasciarne tracce visibili anche sui teschi.”
“Si ritrova catturata nella rete tesa dal suo sesso…”
“Non è un peccato nascere femmine, dice alle teste chine al suo cospetto. Non è un peccato venire al mondo col sesso sfortunato.”
“E le dame i cui occhi oggi si velavano di lacrime all’ascolto della triste creatura – quelle dame prese in un movimento perenne e circolare che le portava dalla corte alla camera e dalla camera alla cappella, mai sfiorate dal pensiero di cavalcare nei campi, di combattere, cacciare, litigare, leggere i grandi filosofi morti, nuotare nude in un fiume le cui correnti potessero afferrarle per i piedi e scaraventarle un miglio più a valle, quelle dame che non pensavano a niente se non a cucire e sospirare per racconti di amore cortese, adulterio e sofferenze segrete –, anche di quelle dame lei fantasticava di spezzare i colli ossuti con le sue enormi mani.”

Tuttavia Matrix è anche un romanzo d’amore. Quello infinito e sconvolgente che Marie prova per Elenoire, la regina d’Aquitania, sua musa per quelle poesie, i lai d’amor cortese, unico elemento reale della storia. L’amore per la madre e le sue zie che l’hanno cresciuta forte e combattiva. E infine quello per tutte le sue donne dell’abbazia, dalle monache alle oblate, alle serve della gleba. La badessa le ama sopra ogni altra cosa, le protegge come delle figlie.

Ed ecco il secondo significato del titolo, in questo caso puramente etimologico: Matrix come genitrice, madre, protettrice. E la figura della Vergine qui assume un significato ancora più profondo, la sua sacralità esaltata quasi alla pari di Dio, anzi…

“Vedere dio, che non è diviso in tre, ma uno. Un dio solo, femmina”

E il sacro diventa prima nemico, si trasforma in pagano, poi diventa eresia. Del resto un pensiero del genere non sarebbe considerato eretico anche oggi?

Conclusioni

Non nascondo la difficoltà iniziale nell’affrontare una narrazione completamente priva di dialoghi. Ho forzato un po’ la mano e andando avanti ho realizzato che la pesantezza dei discorsi indiretti è stata allentanta dall’uso del presente che ha dato fluidità e velocità alla storia.

Perciò vale la pena cercare di superare questo “ostacolo” (perlomeno per me lo è stato) perché poi il romanzo scorre in maniera sorprendente fino alla fine, lo storytelling tiene e non mancano i colpi di scena e l’azione. Ma soprattutto perché Matrix è un romanzo che ti pone di fronte a profonde riflessioni sulla religione, sul femminismo e sull’esistenza in generale.

Debora Donadel

Matrix di Lauren Groff (Autore) – Tommaso Pincio (Traduttore) Bompiani, 2022 – Pagine 272

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *