Recensione: Confessioni di un artista di merda di Philip K. Dick

Confessions of a Crap Artist è stato scritto alla fine degli anni ’50 ma è stato pubblicato solo nel 1975, quando la fama dell’autore è apparsa sufficiente a sostenere un lavoro nel quale prima gli editori non credevano. In effetti il romanzo è anomalo perché rappresenta uno dei molti tentativi di essere riconosciuto come uno scrittore mainstream e non relegato soltanto negli stretti confini della letteratura di genere. Confini che ovviamente Dick non riconosce e nei quali fatica a ritrovarsi, anche se sono proprio quelli che gli consentirono di avere fama e successo.
Non troveremo dunque nella narrazione nessuna delle costanti fantastiche di Dick, tuttavia troviamo anche qui un intreccio faticoso, e dei personaggi disegnati con grande maestria.

TRAMA:


L’artista del titolo, Jack, è un balordo che in verità, a una prima lettura, non appare affatto come il vero protagonista della storia, ma si distingue subito come una specie di alter ego di Dick stesso: colleziona vecchie riviste di fantascienza, crede negli ufo e nelle percezioni extrasensoriali, e frequenta una setta di fanatici che attendono la fine del mondo. Il personaggio che spicca decisamente per forza narrativa e per prospezione psicologia è sicuramente la sorella Fay, una donna bella, decisa, dominante, ex reginetta del college, istruita, vuole avere il controllo totale. Ha sposato Charley, un contadino ricco che l’accontenta in tutto, la fa vivere nel lusso, in una splendida casa di campagna circondata da animali. Fay è madre di due figli, che però sembrano del tutto marginali nella narrazione. Charley, sopraffatto dai capricci della moglie alla quale non sa dire di no, finisce per diventare violento e picchiarla. In un accesso d’ira subisce un infarto ed è ricoverato in ospedale per parecchio tempo. Fay ne approfitta per imbastire una storia adulterina con Nathan, un ragazzo abbastanza rozzo e ignorante, che lei manipola facilmente.
Fay sembra voler sostituire Charley con Nathan perché ha bisogno sempre di qualcuno che le consenta di vivere secondo uno stile di vita “ordinario e conformista”, perpetuando così uno stereotipato modello borghese nel quale però lei crede fermamente.
Alla fine, Charley che viene a sapere proprio da Jack del tradimento della moglie, esce dall’ospedale deciso a ucciderla. Si presenta in casa, uccide tutti gli animali, ma non riesce a uccidere la moglie e quindi si spara. Ciò consentirà a Fay di vivere la sua storia con Nathan, e a Jack di ricavare un po’ di denaro lasciatogli inaspettatamente in eredità da Charley.

RECENSIONE:

Una singolarità del romanzo consiste nel fatto che i capitoli sono talvolta in prima persona, narrati da uno o dall’altro dei protagonisti e altre volte in terza persona narrati da un narratore esterno. L’effetto sul lettore è piuttosto straniante. Anche se il disorientamento ha inizio ancor prima della lettura, di fronte a quel titolo così aggressivo che non sembra mai interamente giustificato dalla narrazione. A meno di non cominciare a pensare che in fondo proprio lo sguardo un po’ laterale, rispetto alla storia dominante, non sempre razionale, qualche volta strano, dell’aspirante scrittore Jack sia la chiave di volta di tutto il romanzo. Se letto, infatti, da questa prospettiva, la narrazione acquista un altro sapore, non è più soltanto una storia d’ambiente provinciale e rurale, di insoddisfazioni, di banalità borghese, ma è la messa in scena di quella banalità osservata da un punto esterno, dalla prospettiva appunto dell’artista, che rifiuta di fatto quella normalità e dunque appare sempre più come l’intellettuale smarrito e sradicato, perennemente alle prese col problema del denaro perché improduttivo e incapace di entrare nel sistema, l’intellettuale che non ha più risposte, che non ha più punti di riferimento, che si aggrappa all’irrazionale, e quindi perde la capacità di integrarsi nella società. Qui cominciamo a riconoscere il vero Philip Dick.

STEFANO ZAMPIERI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *