Recensione La ricerca della perfezione morale di Davide Del Popolo Riolo

Bentrovati appassionati di fantascienza e distopia!

Prosegue a gonfie vele il viaggio della collana Dystopica, curata da Delos Veronesi. A esordienti assoluti si affiancano autori pluripremiati e decorati, veterani della fantascienza e della distopia italiana. Del Popolo Riolo, vincitore del prestigioso premio Urania e autore di opere di valore, offre a Dystopica un racconto lungo che mette in luce tutta la maestria e la bravura dell’autore, unite a spunti etici e filosofici di grande attualità.

TRAMA DE LA RICERCA DELLA PERFEZIONE MORALE

Può un’idea, se gestita dalle persone sbagliate, trasformarsi in un’arma?

Eureka, piccolo pianeta minerario ai margini dell’universo. La perfetta Sondra Laakini si erge a moralizzatrice e, forte di seguaci accecati dall’ideologia populista, inizia un percorso coercitivo contro la società. Crea una dittatura filosofica a cui nessuno riesce a opporsi, facendo precipitare la tranquilla esistenza planetaria in una muta disperazione.
Può un’idea, se gestita dalle persone sbagliate, possa trasformarsi in un’arma? Toccherà a Lena scoprirlo, provando sulla sua pelle il bruciante calore della follia umana.

IL RACCONTO E LA RECENSIONE

Il racconto si legge con estremo piacere grazie alla scorrevolezza della prosa, piana e pulita. L’ambientazione, su un oscuro pianeta minerario ormai terraformato, è plausibile e non compiaciuta. Sono tuttavia la premessa da un lato e lo sviluppo dall’altro i punti di forza della narrazione: un esperimento etico-sociale che si sviluppa e degenera causando la distopia, autentica protagonista dell’opera.

“Per la prima volta nella storia dell’umanità si sta cercando di creare una nuova moralità e di far sì che un intero popolo accetti di vivere in pace e armonia, in amore e rispetto reciproco. E tutto questo soltanto grazie alla tolleranza e alla gentilezza che la Ricerca della perfezione morale portano.”


Notevole è inoltre, e ciò non stupisce vista l’esperienza e la bravura dell’autore, l’analisi psicologica dei personaggi, fatta emergere attraverso dialoghi e pensieri, analisi che s’interseca con l’avvicendarsi dei problemi etico-morali che sono la costante del racconto, il perno narrativo della storia. Leggendo questo libro non si può non ricordare l’Orwell di Animal Farm ma soprattutto non si può non leggere questa nuova fatica di Del Popolo Riolo senza pensare all’attualità dell’Occidente, al qui ed ora in cui viviamo. Mi torna in mente, in particolare la dittatura lagnosa e risentita del “politically correct” e a tutte le sue degenerazioni che portano (e continueranno a portare, se si continuerà ad anestetizzare il buon senso) a scelte discutibili che censurano il principio della libera espressione e della stessa circolazione delle idee.
Fino a quale punto si è disposti a spingersi per raggiungere la perfezione morale? È il quesito che muove i personaggi del racconto, domanda che si potrebbe parafrasare con: “ma ne vale veramente la pena?” domanda retorica che ricorda la satira più corrosiva e puntuale di altri autori piemontesi, Fruttero & Lucentini, che avrebbero molto apprezzato questo libro.

Alla prossima!

Roberto

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