Recensione I Vagabondi di Chuck Wendig

Aspettavo con impazienza di cimentarmi nella lettura di questo “I Vagabondi” di Chuk Wendig (edito da Fanucci), perchè la trama mi aveva particolarmente colpito, così come le similitudini (lette nei commenti online) con “The Stand” di Stephen King. Per molti aspetti non sono rimasto deluso, anche se… beh, ve lo racconto dopo!

Il Libro e l’autore

Chuck Wendig è un autore americano molto conosciuto in tutto il mondo, avendo scritto un’importante trilogia dell’universo di Star Wars (“Aftermath“) oltre a diversi fumetti in area Marvel e un blog seguitissimo online (“Terribleminds”).

Poi giochi, sceneggiature e progetti multi-mediatici di ogni tipo. Insomma, un autore a trecentosessanta gradi con particolare successo in ambito della narrativa fantastica.

Oltre ad Aftermath si è cimentato in altre trilogie come quella di “Heartland” o la “Miriam Black” (tra le tante), fino ad arrivare a questo “I Vagabondi” (“Wanderers” nella pubblicazione originale del 2019), che è in realtà il primo capitolo di una “Duologia” terminata con “Wayward” del 2022, in corso di traduzione.

I Vagabondi parla in effetti di un gruppo di persone che senza un’apparente ragione, cominciano a vagare camminando senza meta come in stato di trance. Inarrestabili (letteralmente), proseguono un viaggio verso la loro meta sconosciuta, seguiti da alcuni dei loro familiari che non vogliono lasciarli da soli, specialmente dopo l’arrivo di un esercito che non sembra avere intenzioni molto amichevoli.

Insieme a loro un gruppo di ricercatori che cerca senza sosta di trovare l’origine di questa sorta di epidemia, che accresce il gruppo dei vagabondi di giorno in giorno, anche in questo caso senza apparenti ragioni logiche. Un virus? Un qualche agente patogeno? Una follia collettiva?

Le risposte non saranno facili da trovare, ma si dovrà fare in fretta perchè nel mentre prendono forma sentimenti di varia natura contro queste persone, specialmente da un gruppo estremista religioso che vede nei “vagabondi”, un qualcosa di molto pericoloso.

Recensione I Vagabondi

recensione i vagabondi

Sono davvero tante le cose da dire su questo romanzo, che si distende per oltre ottocento pagine di fitto racconto e di storie intrecciate, con una serie molto ampia di protagonisti e sotto trame.

Non c’è complessità nel comprendere bene tutte le dinamiche e, questo bisogna dirlo, Chuck Wendig è stato particolarmente bravo e ci ha messo tutto il suo mestiere per rendere scorrevole e chiaro anche un percorso pregno di informazioni (del presente e del passato).

L’inizio è praticamente perfetto, una lama che entra bel burro e ci porta subito a essere coinvolti in pieno della narrazione. Poche pagine sono sufficienti per immergere il lettore in una situazione incredibile, in cui non possiamo fare altro che porci domande a cui vogliamo assolutamente risposta: “Cosa diamine sta succedendo!?”, “Perché non si fermano mai?”, “Che cos’hanno in comune queste persone?”, “Come si sono infettate?” e via dicendo.

Chuck però non è un’ingenuo, sa perfettamente come prenderti e sa altrettanto bene come tenerti sul filo del rasoio, centellinando informazioni utili ad altre forse meno importanti, utili però a comprendere meglio le sfaccettature dei (tanti) personaggi presenti. Si va avanti nella storia, poi un po’ indietro per capire cosa era successo prima, poi di nuovo nel presente. Prima vicini ai vaganti, poi in tutt’altro posto. Prima con gli occhi di alcuni protagonisti, poi con quelli di altre persone.

Si muove l’autore, facendo spostare di volta in volta la nostra attenzione su percorsi e personaggi diversi. Anche se il tema portante è sempre lì, ad attenderci, con quelle domande che si fanno sempre più impellenti.

In effetti, forse anche troppo. Troppa attese, troppe pagine, troppe storie. Devo ammettere che molto della parte centrale del libro, mi è risultato forse eccessivamente prolisso. Ma credo sia proprio perché ero letteralmente in attesa di sapere, di capire. Non volevo allargare ogni pagina il raggio di azione, non volevo tornare indietro nel tempo e sapere cosa era successo anni prima. Volevo sapere cosa ne sarebbe stato di questi vaganti e dei loro familiari.

Nell’ultima parte del libro, Wendig torna invece ad accelerare il ritmo, con l’azione che diventa più frenetica tanto che dopo aver risposto ad alcune domande, ce ne pone subito delle altre da risolvere. Ad alcune darà pronta risposta, alcune altre dovremo leggerle tra le righe. Altre ancora non si sono chiuse, ma in questo caso può dipendere anche dal fatto che abbiamo già pronto un seguito.

La conclusione quindi è di un libro scritto molto bene, con una storia appassionante e volendo anche un certo “spessore” che non lesina un punto di vista molto deciso in ambito umano, sociale e politico. Forse davvero troppo dispersivo in alcuni punti (tutta la parte centrale probabilmente), ma comunque da leggere assolutamente.

Ps. Ma allora, assomiglia a “The Stand”? Imho non tanto. Non nelle intenzioni, non nella stesura, non nelle implicazioni e certamente non nello stile e nei toni. Certo, si parla (anche) di un virus, ma mi sembra che questa sia proprio tutta un’altra cosa.

Alla prossima!

Marco

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