Recensione Meteotopia

Meteotopia – Futuri di (in)giustizia climatica edito da Future Fiction. Una raccolta di autori e autrici internazionali per raccontare la crisi climatica. Otto punti di vista diversi, che interpretano il futuro e il pericolo a cui stiamo andando incontro con una sensibilità cruda e malinconica.

TRAMA

Il titolo Meteotopia si riferisce non solo all’emergenza climatica in cui tutti viviamo, ma anche all’ingiustizia climatica che nasce come problema ambientale per includere sia una questione politica che morale. L’Antropocene (e da ultimo il suo fratellino Capitalocene) colpisce ogni ecosistema planetario così come ogni essere vivente e, quindi, la Giustizia Climatica si configura come l’obbligo etico a creare un mondo più giusto ed equo a partire dalla tutela dei diritti umani, e in particolare, per quelle popolazioni che subiscono in modo più grave le conseguenze del cambiamento climatico, anche se non ne sono direttamente responsabili: tutte le culture emarginate, le generazioni future, gli animali e le piante viventi e in generale coloro che sono esclusi dalle discussioni politiche, dagli eventi del G20 e dalle speculazioni finanziarie.

RECENSIONE

La crisi climatica e le sue ripercussioni viste attraverso gli occhi di chi non ha più lacrime per piangere. Storie umane, di persone che vivono come possono e che affrontano le conseguenze di scelte compiute da altri.

CoFUTURES in collaborazione con Future Fiction, ha selezionato alcuni racconti di fantascienza dal sud del mondo. Punti di vista caldi, per affrontare temi rilevanti, come l’abbandono dei combustibili fossili, la creazione di economie sostenibili e città sviluppate con politiche comunitarie volte alle nuove tecnologie. Trovare una nuova etica per fare fronte all’imminente Era della decarbonizzazione e al passaggio a paradigmi più inclusivi è il primo passo verso un futuro differente.

Gli spunti di riflessione sono molti e partono da un punto di vista diverso da quello a cui siamo abituati. La riduzione degli sprechi, soprattutto nel nord del mondo e da parte delle élite del sud, non viene vista con il tono occidentale della critica ai propri concittadini. Non c’è fanatismo o slancio politico quando si parla di riutilizzare per evitare l’obsolescenza tecnologica, commerciale e della moda. La conservazione delle risorse ambientali e il diritto democratico delle popolazioni alla sovranità sulle proprie risorse, viene narrata con l’amarezza di chi ha sempre subito il torto. Con la rassegnazione di chi ha pagato la propria bontà, con stenti e povertà.

Eco-umani di Tlotlo Tsamaase (Botswana)
L’isola dei giaguari di Toni Moraes (Brasile)
Lettere a mia madre di Chinelo Onwualu (Nigeria)
Dolci e amare sono le acque di Mame Bougouma Diene (Senegal)
L’ombra sul cristallo di Gabriela Damián Miravete (Messico)
Carry That Weight di Victor Fernando Ocampo (Filippine)
Carranca di Aline Valek (Brasile)
Le città ascendenti di Soham Guha (India)

Attraverso questi otto racconti ci viene mostrata una fantascienza diversa. Più simile a una fusione tra futuro e mito, con elementi del presente che si estremizzano per generare un senso di disagio crescente. Parlare di stile è quasi del tutto inutile vista l’eterogeneità del prodotto. Non c’è un sistema predeterminato a cui alludere, non ci sono luoghi o riferimenti ricorrenti che colleghino le opere. L’unica cosa che accomuna i testi è la provenienza: sud del mondo, da stati caldi saccheggiati dai colonizzatori del nord.

Ho apprezzato moltissimo Eco-umani, L’ombra sul cristallo e Carranca, mentre ho fatto più fatica a farmi trasportare da Lettere a mia madre. Ma si tratta del mio gusto da lettore, e non di un “giudizio” qualitativo.

A presto.

Delos

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *