Recensione I camminanti di Roberto Risso

Zombie, mutati da esperimenti genetici, i Camminanti avanzano nel nord Italia e distruggono tutto ciò che trovano. Un nuovo racconto ambientato nell’universo Tornino 2050, sempre a cura di DelosDigital nella collana The Tube Exposed.

TRAMA

Padana, 2050 circa: un attacco della Resistenza contro una fortezza della Lega Anseatica causa la fuga dei Camminanti, cavie da laboratorio che iniziano con un massacro senza precedenti la loro marcia distruttiva in ciò che resta del Nord Italia: il Fondaco Padano.

RECENSIONE I Camminanti

I Camminanti sono zombie di laboratorio, persone vittime di esperimenti brutali e disumani. Condannati a sopravvivere ogni giorno, con la sola speranza di trovare la libertà nella morte, i Camminanti hanno perso ogni traccia d’umanità e di compassione. Ridotti a bestie rabbiose, affamate di sangue e di vendetta, si agitano nervosamente in attesa di poter sfogare l’istinto omicida che li pervade.

E se i “buoni” non fossero esistiti probabilmente i Camminanti non sarebbero diventati l’orda assassina che ha travolto il nord, ma come sempre, nessuna buona azione resta impunita. Per quanto involontaria, l’interferenza della Resistenza contro la base-laboratorio della Lega Ansaetica, genera una serie di eventi inaspettati e catastrofici.

I Camminanti è un testo ricco di dettagli che si ricollegano al futuro distopico creato dall’autore. Roberto Risso ci racconta di una dominazione militarizzata, della Resistenza costretta a vivere sottoterra, dell’orrore degli esperimenti genetici e del controllo societario con il solo bastone della violenza erto a scettro del potere.

La clandestinità diventa sinonimo di libertà, la scienza si trasforma in terrore e la marcia verso la salvezza percorre una strada inondata di sangue.

Il racconto si dipana in una novantina di pagine e segue il ritmo martellante dei fucili e delle frasi telegrafiche dell’autore. Ogni scambio è breve, essenziale, come i descrittivi e i tempi morti. Come il bisogno di sopravvivere, di evitare rischi per aiutare una donna mezza morta o di sprecare risorse per provare a salvarla.

Cinico, militaresco nell’incedere della storia, e spudoratamente lineare nel narrarla, il quarto lavoro di Roberto Risso mostra una crescita dell’autore e si incastra alla perfezione nell’enorme puzzle narrativo che sta creando.

Non è perfetto. Ogni tanto i personaggi si fanno fumosi e se dovessi muovere delle critiche, potrei dire che al testo manca un pizzico di empatia per il lato oscuro. Tutto è al posto giusto, e forse è proprio questo il difetto principale. Adoro quando l’eroe decide di fuggire, o quando il cattivo senza motivi apparenti salva qualcuno… quando le carte in tavola vengono rimescolate e si inizia a sentire il cuore che batte per entrambi i lati della barricata.

Ma a parte questo, che è solamente gusto personale, posso dire di aver letto con piacere il testo e ve lo consiglio. Se volete scoprire qualcosa dell’universo narrativo Torino 2050, questo è il punto di partenza migliore.

A presto

Delos

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