Recensione L’età della polvere – Il nero e il giallo di Eleonora Villani

Primo romanzo di una trilogia post apocalittica edita da EDIKIT, una piccola casa editrice che sta crescendo velocemente e che ha da poco fatto uscire anche il secondo volume della saga L’età della polvere – Il villaggio dell’orsa.

TRAMA

Bestie degenerate e scarsità d’acqua e cibo non sono gli unici problemi per i sopravvissuti: le radiazioni che inquinano la Devastazione hanno plasmato una razza di mutanti, una nuova generazione di umani con leggere modifiche corporee. A loro dà la caccia la F.L.U. (Fronte di Liberazione dell’Umanità), comunemente chiamata Bande Gialle, che vuole ristabilire un mondo privo di aberrazioni. Solo il Guanto Nero, mercenari al soldo di facoltosi umani o mutanti, riesce a contrastare i loro piani. Megapixel e Mastercode sono due giovani mutanti che si incontrano nella Devastazione. Il primo è un meccanico e ha appena lasciato il suo villaggio natale, il secondo invece fa parte dell’Ordine dei missionari, una congrega di persone dedite alla medicina. Impreparati ai pericoli esterni, i due fanno la conoscenza di Layra, una ex predona del gruppo più sanguinario delle terre selvagge, che li scorta fino a un villaggio sperduto tra i campi, nel quale ognuno di loro troverà un motivo per restare e prendere il controllo della propria vita. Ma la guerra tra Bande Gialle e Guanto Nero arriverà anche lì, rischiando di minare la tranquillità di quell’oasi.

RECENSIONE

Futuro post apocalittico, terre distrutte dalle radiazioni, poche risorse e una persecuzione razziale contro i mutanti. Il Nero e il Giallo, da cui prende il titolo la saga, rappresenta la contrapposizione delle due principali fazioni in gioco. Due gruppi divisi da interessi comuni, che combattono per accaparrarsi il predominio sulle poche risorse disponibili.

Su queste basi si snodano le vicende dei tre protagonisti principali di una storia corale. Accumunati dal fato, l’ingenuo Megapixle, il fanatico Mastercode e la cinica Layra troveranno in uno sperduto villaggio di periferia un motivo per vivere diverso dal semplice sopravvivere.

Non esistono buoni e cattivi, il mondo non è abbastanza clemente da creare fazioni distinte. Esistono persone che, seguendo idee diverse, fanno quello che ritengono giusto per arrivare la giorno seguente. Dietro alle motivazioni generali delle due fazioni, i soldi per il Guanto Nero e la pulizia razziale per le Bande Gialle, ci sono individui che cercano nel branco un modo di sopravvivere. Qualcuno ovviamente è cattivo, ma nel complesso generale delle vicende, entrambi i gruppi si muovono nella zona grigia che divide il bene dal male.

Personalmente ho apprezzato l’assetto generale dell’ambientazione. Utilizzare un concept noto e ben radicato nell’immaginario post apocalittico mi ha dato un senso di comfort, mi ha riportato al 1998 e alle ore spese su Fallout 2. Mi ha fatto rivivere il far-west apocalittico di Trigun o la prima volta che ho letto La pista dell’orrore di Roger Zelazny. Un mix di ricordi e di scenari che hanno alleggerito il peso di ambientarmi e che mi hanno permesso di concentrarmi sulla storia.

Eleonora Villani ha uno stile narrativo veloce, fatto di farse non troppo lunghe e di molti dialoghi. I dettagli sono precisi e ben calibrati e la violenza non supera mai la soglia della correttezza. Anzi, se devo essere onesto, credo che sia mancato un po’ di coraggio nel dare consistenza al “male”. Non trattandosi di un middle grade e nemmeno di uno YA da prime letture, mi sarei aspettato una maggiore crudezza narrativa. Non che sia per forza un male, ma viste le premesse pensavo di aver in mano un libro meno attento a non impressionare il pubblico.

L’unica vera nota dolente, sempre per il mio punto di vista, è la caratterizzazione dei personaggi. Ogni personaggio è ben costruito, forse troppo, e segue fedelmente la caratteristica distintiva che gli viene assegnata. Mai una sbavatura, un attimo di cedimento o un cambio strutturale che rimescoli le carte. Essendo il primo libro di una serie posso immaginare che queste cose avverranno pian piano nei prossimi volumi, ma allo stato attuale è un dettaglio che mi ha colpito.

La trama ha sempre un pizzico di speranza e di bontà nascosta tra le pieghe degli eventi, la malvagità ha dei limiti etici invalicabili e la cadenza narrativa è avvincente.

Ha tutti i requisiti per essere un buon punto di partenza per chi vuole iniziare a scoprire i post apocalittici.

A presto.

Delos

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