Recensione Il Ring di Caterina Signorini

Quando ho visto una giovane autrice italiana, Caterina Signorini, pubblicata da un autore importante come Sperling & Kupfer, dedicarsi a una storia interessante e con sfumature di vari sotto generi diversi del fantastico, non ho potuto fare altro che cominciare a leggerlo. Curioso, come sempre, di approcciare stili nuovi utili a un pubblico anche di target più giovanile. Devo dire però, che non sono rimasto pienamente soddisfatto di questo romanzo. Provo a spiegarvi i motivi in questa recensione di Il Ring.

La trama del libro

La trama di fatto è una sinossi piuttosto semplice che potrebbe tradursi più o meno così: “In un mondo dove l’uomo si è evoluto solo per combattere, con artigli e lame in tutto il corpo e un’istinto sempre più violento di prevalere, non c’è spazio per i ‘molli’, ovvero chi non ha ancora sviluppato queste armi letali.

Ecco perché la vita di Crys è sempre più terribile, costretto a sopravvivere non solo alle angherie esterne, ma anche a quelle della famiglia, con un padre che invece è il campione indiscusso del ‘Ring’, il luogo dove tutti prima o poi devono combattere.

Solo l’arrivo di Yori cambierà per sempre la sua vita. Così come la Ribellione, cambierà per sempre quel mondo violento, ricorrendo agli stessi mezzi.”

La recensione di Il Ring

Partiamo dal presupposto che io adoro gli Young Adult e non ho alcun problema a leggere anche forti componenti Romance all’interno dei romanzi (anzi, generalmente mi piacciono). E in questo “Il Ring” entrambe le direzioni sono palesemente battute.

Stiamo in effetti parlando di un romanzo tipicamente adatto a lettori più giovani, dove proprio l’emotività di alcuni aspetti potrebbe forse far passare in secondo piano alcune lacune più palesi della narrazione.

Intendiamoci, la storia è anche molto carina, con tante potenzialità e anche con una scrittura piuttosto semplice e scorrevole. A rendere, almeno per me, questo percorso di lettura un po’ più ostico, sono state alcune cose che non sono riuscito ad apprezzare e che hanno probabilmente azzerato la mia sospensione di incredulità.

Quando mi metto in lettura infatti, sono pronto a seguire l’autore (autrice in questo caso) senza troppe remore, purché vi sia quanto meno una certa coerenza e una traccia chiara di ciò che si vuole proporre. Semplice o complessa che sia.

In questo caso, la mia percezione è però che ci siano troppe soluzioni forzate (spesso senza un motivo apparente peraltro) in cui i personaggi non sempre si muovono secondo una linea coerente, solo per poter arrivare a uno sviluppo della storia.

Ne nascono così ribaltoni emotivi non sempre logici, dialoghi che onestamente a volte mi lasciavano molto perplesso e in generale comportamenti un po’ schizofrenici a cui non sono riuscito a dare una collocazione precisa molte volte.

Se aggiungiamo che forse in alcune parti, ci si è lasciati andare a ripetizioni non necessarie e un allungamento non sempre efficiente alla narrazione, ecco che il risultato è stato non proprio eccellente.

Direi una lettura piacevole in ogni caso, ma come detto, purtroppo non all’altezza delle aspettative. Parliamo pur sempre di un libro di intrattenimento, per cui ha fatto il suo lavoro. Peccato solo non aver limato alcune imperfezioni che potevano rendere il tutto molto più fruibile (e logico).

A presto

Marco

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