Recensione “Su Marte” di Aleksandr Bogdanov

Leonid, giovane matematico e rivoluzionario marxista, che vive a San Pietroburgo, riceve la visita di un misterioso individuo di nome Menni. I due ben presto sviluppano un’intesa, dettata dalla fervente passione per le idee rivoluzionarie e per i principi e lo sviluppo scientifico. Menni, che si scoprirà essere un marziano sotto mentite spoglie, invita Leonid ad accompagnarlo in un viaggio alla scoperta di altri pianeti, come Venere e Marte. Così, a bordo di un razzo a propulsione nucleare, partono alla volta del Pianeta Rosso e durante il lungo viaggio Leonid ha la possibilità di apprendere la lingua marziana, oltre a parte della storia di quel nuovo, curioso mondo. Una volta atterrato, il terrestre inizia a studiare la civiltà socialista marziana. Notando il livello di avanzamento della società, lo sviluppo delle fabbriche, delle scuole, delle strutture mediche, dei musei e degli istituti di ricerca su Marte, Leonid si convince della superiorità del socialismo marziano rispetto al capitalismo che in quel momento imperversa sulla Terra.

RECENSIONE

Ammetto la mia ignoranza e premetto dicendo che non conoscevo Bogdanov, al secolo Aleksandr Aleksandrovič Malinovskij, scrittore medico e poeta russo. Fu uno dei due fondatori del bolscevismo e un rappresentante del Comitato Centrale nel primo soviet, il primo a tradurre in russo Il Capitale di Marx, il più importante scrittore di fantascienza russo prima della rivoluzione del 1917 e, in campo medico, un pioniere delle trasfusioni di sangue. Un uomo con una vita talmente intensa da sembrare il il personaggio di un romanzo, qualcuno di cui presto recupererò una biografia.

Su Marte!” è la raccolta completa dell’opera di Bogdanov, un’antologia che ha oltre un secolo e che non dimostra i suoi anni. Certo, si percepisce che non è un testo moderno da tanti piccoli riferimenti culturali e tecnologici, spesso legati a una tecnologia meccanica, ma nel complesso ha una leggibilità e una scorrevolezza, nella versione tradotta da Kollektiv Ulyanov, che mi ha stupito.

Leonid è un giovane rivoluzionario pervaso dalla fiamma ardente dell’idealismo, un attivista che crede profondamente nell’ideale utopico del socialismo assoluto e che si ritrova a essere il rappresentante terrestre su Marte. Perché perdere notti di sonno lavorando su un’ideologia quasi inafferrabile, quando si può impararla da chi è riuscito a renderla reale?

I marziani vivono in un mondo apparentemente utopico, dove none esistono disuguaglianze e dove tutto è disponibile per tutti. Non esiste denaro e nemmeno un organo superiore che controlla il comportamento dei singoli, tutti sono responsabili di sé stessi e del bene comune. Si lavora dove serve, ma senza compenso, produrre è una necessità per il benessere della collettività, così come si può prendere qualsiasi cosa si desideri senza bisogno di pagarla o dover lottare per ottenerla. Le donne sono libere di sposarsi con chi vogliono, quante volte vogliono, anche contemporaneamente, e possono raggiungere cariche di prestigio ben superiori a quelle degli uomini. Fare figli non è un obbligo, i piccoli vengono allevati in strutture comunitarie non vincolate dal classismo dell’età. Ogni bambino impara dal gruppo, accudisce chi è più piccolo e impara dai più grandi. L’istruzione è uno stimolo personale, non viene imposta e ogni abitante segue il proprio processo d’apprendimento senza dover rendere conto a nessuno.

Un paradiso terrestre per Leonid, almeno fino a quando non inizia a trasportare il suo essere terrestre su Marte. A quel punto molte verità vengono a galla, il seme del dubbio inquina il miraggio della perfezione e l’accecante faro dell’utopia si sgretola davanti alla consapevolezza di… Ah, pensavate che ve lo dicessi? Sapete che non faccio mai spoiler!

A prescindere da qualche mezza frase “troppo slogan propagandistico”, ho trovato il testo piacevole e sono grato di averlo notato allo stand della Alcatraz. Nonostante l’impegno politico dell’autore la storia non è un veicolo per promuovere la sua “lotta”, è più una critica ai difetti che vedeva nella società dei suoi tempi e alle persone che la abitavano.

A presto.

Delos

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