Recensione Tutti i nostri corpi di Georgi Gospodinov

Centotre racconti brevi o brevissimi, divertenti e assurdi. Storie assai diverse tra loro, riflessioni ironiche, grottesche, malinconiche, cronache di vita composte da Georgi Gospodinov nel corso degli anni, dove la nostalgia per il passato si intreccia alla curiosità per il futuro: un esperimento di ascetismo verbale per mettere ordine nel mondo e rallentare il tempo.

RECENSIONE

Altro giro, altra corsa si dice. Beh, permettetemi di parafrasare questo detto così: Altro giorno, altro Dietro l’angolo.
Oggi andrò a parlarvi di “Tutti i nostri corpi” di Georgi Gospodinov giunto in Italia, come anche il resto della sua produzione, tramite la casa editrice Voland. L’autore sta riscuotendo sempre più successo e ha altresì conseguito il Premio Strega Europeo del 2021 con il romanzo “Cronorifugio” del quale vi avevo parlato qualche tempo fa.

L’antologia, che presenta anche delle piccole illustrazioni stilizzate a cura di Luba Haleva, consta di 103 racconti – ovviamente non starò qui a sciorinare considerazioni su ognuno di essi – ma quelli che hanno lasciato un segno sono certamente “La fine del Brutto Anatroccolo” dove l’autore ci narra cosa succede dopo il “E visse felice e contento…” e in verità non è il lieto fine che ci si aspetta oppure “Aporie dell’età” dove il concetto di gioventù e senilità assurge una connotazione nuova o ancora in “Grammatica della malinconia” dove fa capolino uno dei temi che gli sta più a cuore ossia la “tăgà” (mestizia, malinconia) Riporto l’incipit del racconto per darvi un’idea:


“La parola è breve, ma lo stato d’animo che descrive è lungo.”

Ne ho citati giusto tre per darvi un accenno, ma in basso vi allego la foto di quelli che mi hanno particolarmente colpita.

Io sono una grande estimatrice del romanzo, ma mi tocca ammettere che questa silloge mi ha catturata e trascinata; lo scrittore bulgaro riesce a essere efficace anche in queste storie fulminee, incanalando con maggior incisività quelle intuizioni proprie della sua produzione letteraria.
Sono molti i racconti dal piglio umoristico – in alcuni fa la sua comparsa Gaustin, alter ego dell’autore e presenza costante in quasi tutte le altre sue opere – ma ve ne sono altrettanti di stampo esistenzialista; non è da tutti saper dosare interiorità e concisione ma il nostro novelliere ne è in grado.


Il sottotitolo recita: Storie super brevi, ed è effettivamente così, tutte hanno una lunghezza variabile. Ve ne sono di un rigo, altre di un paragrafo, altre che a malapena arrivano a due pagine.
Tale struttura narrativa che procede per frammenti contribuisce a rendere l’esperienza di lettura molto più agevole e immediata, tanto che il libro si conclude in una manciata di ore e, nonostante ciò, riesce a imprimersi nella memoria del lettore. Sono certa che saranno più di una le storie che vi resteranno impresse a lungo.
A concludere la raccolta due illuminanti post-fazioni, una dello stesso Gospodinov e l’altra del traduttore Giuseppe dell’Agata.
Le istantanee contenute in questa miscellanea ci offrono squarci folgoranti e arguti anche sulle imperfettibiltà dell’uomo, le considerazioni del prosatore emergono con forza sebbene l’impostazione si mantenga sempre su toni molto “soft”.


Incappiamo in una scrittura che aspira, per quanto possibile, a trasportare il lettore in una dimensione atemporale che si presta da mediano tra profonda sensibilità e disincanto ironico.
Siamo entrati nella mente di Gospodinov, profondo indagatore dell’animo, e abbiamo trovato un turbinio di allegorie, percezioni e suoni che confluiscono in un’ordinata entropia.

Elisa R

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