Recensione L’eclisse di Laken Cottle

Una misteriosa oscurità avanza inesorabile dall’Antartide a obliare la Terra. L’umanità è nel panico, i continenti, i paesi e gli esseri umani vengono cancellati uno a uno, senza possibilità di salvezza. E mentre il buio ammanta il pianeta inghiottendo luoghi, corpi e destini, un uomo che non ricorda più bene chi è cerca disperatamente di tornare a casa a New York dalla propria famiglia. Il suo nome è Laken Cottle, e il viaggio che compie si trasforma presto in una ricerca impossibile di redenzione nel mezzo dell’orrore puro, a ritroso nella propria memoria in un mondo che sta, letteralmente, scomparendo. Immaginifico, psichedelico, sconvolgente e assolutamente a sé nella letteratura contemporanea mondiale, “L’eclisse di Laken Cottle”, opera magistrale di una delle voci più originali di questi anni, è un romanzo stupefacente, lirico e orrorifico, sul potere delle storie e sulla responsabilità individuale, sulla colpa e sull’oscurità dell’anima umana. Tiffany McDaniel compie insieme ai suoi personaggi un viaggio epico e mistico insieme, conducendo il lettore in un ottovolante di emozioni e rivelazioni senza cinture di sicurezza, e mostrando come, attraverso la magia della sua scrittura, si possa essere terrorizzati ed estasiati allo stesso tempo.

RECENSIONE

Tiffany McDaniel è un’autrice che ho scoperto attraverso il suo meraviglioso romanzo “L’estate che sciolse ogni cosa” che mi ha folgorata talmente tanto da meritarsi un posto tra i miei libri preferiti di sempre. Ho continuato a tenere d’occhio il resto della sua produzione leggiucchiando commenti su altri blog e gruppi, però avevo timore di approcciarmi a un suo secondo romanzo perché non sempre un autore – a maggior ragione quando sconosciuto nel nostro panorama letterario – conferma lo stesso acume e bravura in tutte le sue successive opere e, quindi, il rischio di infrangere in mille pezzettini le magnifiche sensazioni provate allora poteva essere davvero alto. Tuttavia quando è stata annunciata la pubblicazione di questa sua ultima fatica – su traduzione di Clara Nubile e in prima edizione mondiale per Blu Atlantide – e dalla sinossi emergevano rimandi al genere apocalittico l’ho preso come un segno del destino, sono andata alla cieca buttandomi a capofitto in questa nuova avventura.


La Terra, a partire dall’Antartide, viene improvvisamente avvolta dal buio.
Nessuno riesce a spiegare l’origine e le cause del fenomeno, alcuni ritengono possa essere stata colpa dei cambiamenti climatici. Poco importa oramai poiché non si riesce ad arrestarne l’avanzata. Ogni uomo, animale e vegetale che viene raggiunto da questa coltre d’oscurità, semplicemente svanisce nel nulla. Che sia il principio della fine?
McDaniel in questa nera cornice inserisce il tortuoso viaggio di Laken Cottle nel tentativo di ricongiungersi con la sua famiglia. Infatti di pari passo con l’avanzamento del buio che fagocita città, una dopo l’altra, in una corsa contro il tempo, Laken procede nel suo spostarsi.
Questa ovviamente è solo una parte della trama, non vi aspetterete che vi racconti tutto io? 😛

Dracula, il demonio su uno scaffale assieme al mostro di Frankenstein e al lupo mannaro di Parigi. Questi mostri li conosciamo, ma di questo buio mostruoso non è mai stato scritto niente prima d’ora. Non sappiamo se questo buio vuole il nostro sangue, i nostri cuori o le nostre anime.

Va detto subito: Tiffany McDaniel è una fabbricante di storie potenti e incantatrici.
Tuttavia se scegliete di leggere questo romanzo soltanto per la cornice apocalittica potreste restarne delusi, perché perlopiù si tratta di un elemento di contorno. Il libro è di più ampio respiro nel quale si incastrano magistralmente realismo magico con virate fortemente weird.

Un racconto dolce-amaro che ammicca alla letteratura fantastica, scritto con uno stile dalla marcata vena poetica che incanta e avvolge contribuendo a stemperare la melancolia che aleggia già dalle prime battute. Uno dei motivi per il quale ricorderò questo libro consiste proprio nella miriade di frasi che, di volta in volta, ho sottolineato e sentivo mie.
Presente e passato procedono in parallelo tramite l’utilizzo del flashback, sapientemente dosato, la voce narrante è onnisciente ma riesce comunque a trascinarci in un viaggio nelle profondità della psiche umana – nello specifico – di Laken Cottle a cui la vita ha appioppato pesanti fardelli emozionali che avrebbero messo a dura prova anche l’animo più saldo.
I personaggi presentati sono tanti e diversi tra loro, ma hanno tutti un punto di contatto: sono tragici, sconfitti. Non circoscritti al semplice “bianco” o “nero”, ne ho davvero apprezzato la complessità. È innegabile che il più riuscito sia il protagonista, ha qualcosa di magnetico e inespresso. Arrivi all’epilogo con un’idea ben chiara su di lui, ma in una manciata di pagine ogni certezza viene letteralmente spazzata via. Si resta increduli e col cuore a brandelli. È il buio a unire le varie tappe di questo singolare percorso di formazione, i ricordi rievocati da un narratore ormai adulto, appunto Laken, si cristallizzano – stagliandosi via via in maniera sempre più netta – restituendoci un ritratto oscuro e lucido.

Quella scrittura cruda e schietta, accostata a una metaforica visionarietà di fondo, ti cattura già dall’incipit e non smette di farti partecipe dal dramma del protagonista. Ci si spalanca davanti una vera e propria finestra sull’interiorità in ebollizione di un ragazzo prima e uomo poi.
Ma vi è altro dietro a ciò di cui vi ho appena accennato. Vi sono significati e interpretazioni che si intuiscono a stento e altri ben evidenti. La mente nelle situazioni più disperate tende a ingannarsi per “tutelarsi” da terribili verità.
La prosa serrata di McDaniel ci scaraventa verso un finale rivelativo a 360°, una psicostasia figurata dove verrà giudicata ogni colpa.

Elisa R

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