Recensione Il racconto dell’elicottero di Isabell Fall

Il racconto dell’elicottero è “un testo capace di mettere in discussione temi tristemente non-così-futuristici quali utilitarismo di sesso, genere, identità come assoggettati al potere, uso improprio dell’intelligenza artificiale, cambiamento climatico, militarizzazione dei corpi e delle menti, medicalizzazione a servizio dell’imperialismo, espansione colonizzatrice capitalistica; la consistenza del risultato è tale che dalle crepe del testo si possa generare, ancora, nuova letteratura.” (dalla postfazione di Marzia D’Amico).

Pubblicato in origine col titolo “Mi identifico sessualmente come elicottero d’attacco”, meme della destra omofoba americana, questo racconto di Isabel Fall è diventato un caso editoriale negli Stati Uniti.

RECENSIONE

Gli Stati Uniti stanno fronteggiando un conflitto contro un governo gestito da un’intelligenza artificiale; Barb è una soldatessa a cui l’esercito americano – tramite un intervento neuromedico – ha fatto sì che s’identificasse il più possibile con un Boeing AH70; la guerra entra a far parte di lei come se avessero interferito letteralmente con il suo corredo biologico. Ma l’elicottero d’attacco non è formato solo da Barb, condivide il suo stesso destino, ricoprendo il ruolo di mitragliere, Axis, personaggio che potremmo definire sua controparte maschile.
Scene di guerra si alternano a osservazioni sul suo nuovo approccio al sesso e ai suoi ricordi di donna dai quali scaturiscono riflessioni sulla sua identità di genere (dal nostro punto di vista violata).

Siamo qui per danneggiare e distruggere obiettivi strategici nella guerra degli Stati Uniti d’America contro la Commissione Bilancio di Pear Mesa. Le ragioni della guerra non contano molto per noi. Vogliamo combattere così come una donna vuole essere graziosa, come un uomo vuole essere deciso.

Seppur si tratti di una novelette lunga appena 80 pagine, sappiate che vi entrerà sottopelle.
Isabel Fall ha dato vita a una storia avanguardista partendo da un meme satirico che, all’epoca, aveva fatto il giro del web. Fall ne ha mortificato l’impatto denigratorio, stravolgendolo tanto da confezionare per i lettori un prodotto finale decisamente fuori dagli schemi. Si è classificata finalista al Premio Hugo (edizione 2021) e approda in Italia grazie a Zona 42 su traduzione di Marzia D’Amico.


È un racconto provocatorio che immaginavo avesse destato non poco scalpore, già a partire dal titolo originale: “I sexually identify as an attack helicopter” (Mi identifico sessualmente come elicottero d’attacco) ma ciò che davvero mi ha lasciata di stucco è stato scoprire quanti attacchi mediatici e di censura (tacciata addirittura di essere transfobica) Fall abbia dovuto subire, tanto da costringerla a ritirare il racconto dal mercato. Infatti, solo di recente è stato ripubblicato. Come scrive Marzia D’Amico nella postfazione, anche io ho letto questo racconto senza sapere chi sia Isabel Fall né tutte le vicissitudini che ha dovuto passare dalla pubblicazione dello stesso, ho accettato la storia “nuda e cruda” per come mi è stata presentata.


Si capisce che il suo è un raccontare “a rovescio”, il talento dell’autrice sta nel farti prendere coscienza della concezione folle di Barb, spingendoti quasi a odiarla per la sua freddezza e superficialità, eppure suscitando queste sensazioni riesce nell’intento di veicolare il messaggio corretto, spingendoti alla riflessione. Semplicemente basta andare oltre, leggere tra le righe qual è il vero scopo del racconto e non fermarsi alle apparenze.
Isabel ammicca al lettore travolgendolo nel suo irresistibile stream of consciousness sfacciatamente cinico e che ha più chiavi di interpretazione.


Narrato in prima persona, Barb parla direttamente con il lettore rivolgendogli degli interrogativi ai quali gioco forza sei portato a rispondere. L’inquietudine scatenata della condizione di essere donna, le insicurezze sull’aspetto fisico e la circospezione nei confronti di uomini che sono lupi travestiti da agnelli sono solo alcuni dei temi che vengono sollevati in questa manciata di pagine. Dietro alla corazza metallica in cui si trincera, Barb è convinta di essere finalmente invincibile ma dalle sue domande si evince qualche incrinatura.
Non troverete scene di sesso ad alto tasso erotico, bensì si accentua una sensualità e consapevolezza circa la nuova “forma”.
Parte in medias res pertanto siamo catapultati nel contesto senza avere alcun accenno, scopriremo qualche particolare solo perché raccontatoci dalla viva voce della protagonista.
Magistrale la resa dei dubbi che attanagliano Barb sulle incongruenze dei sentimenti umani, svelando la brutalità che, talvolta, viene fuori da parte del genere maschile nei confronti delle donne. Una storia pulsante dove si annidano un senso di catastrofe e inesorabilità della fine.
Poche pagine, è vero, eppure non manca nulla: personaggi complessi, un’atmosfera tesa e soffocante data da un’ambientazione azzeccata, scrittura asciutta e una miscellanea vincente di generi. Sì, perché c’è fantascienza, amore, avventura di stampo militare combinati allo scopo di trattare argomenti spinosi quali il transumanesimo e la questione di genere; si percepisce appieno quale sia il senso delle intenzioni dell’autrice.

Essere sé stessi, esserlo bene, è la sensazione più totale, la migliore che si possa mai provare. È quello che sento quando sto per vivere o morire.

Mascherato in una cornice fantascientifica-distopica viene tracciato il ritratto di una difficoltà esistenziale, Il racconto dell’elicottero diventa affresco “a tinte forti” della nostra società, percepita e trasposta al pubblico in maniera arguta e originale.

Elisa R

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